Da Asiago alla Bainsizza
47. Ottone a Egle. 28 giugno 1916. Cartolina militare. Matita copiativa.
TP: PM Ia Armata, 2[?].7.16
28-6-916
Gent.ma Sig.na Egle[1]
Col cuore commosso da sentimenti diversi,
in cui la tristezza mette la sua nota dominante accolgo con animo
grato le gentili espressioni della sua bontà. E queste ed il pensiero
della nuova felicità che sorge (felicità non concessa a tutti) mettono
l’accento vivace di conforto nel momento melanconico del commiato.
La breve esistenza epistolare di ore travagliose d’ansie, di sogni
vaghi e di dolori passati potrà essere affidata alle fiamme, che riavranno
tanto del proprio elemento. Nel volere che i migliori auguri miei,
mille volte formati, divengano subita realtà per la Sig.na Sandra,
mi è gradito porgere a Lei, con sentiti ringraziamenti, ossequi profondi,
che vorrà essere gentile di estendere ai Suoi distinti genitori. Obb.mo
Ottone Costantini
48. Ottone a Egle. 9 luglio 1916. Cartolina militare. Matita copiativa.
TP: PM Ia Armata, 10.7.16.
9-7-916
Gent.ma Sig.na
Parto finalmente per la posizione avanzata
con tante speranze confuse e con desiderio grande di confondermi nel
tumulto[2].
Attendendo coll’arme al piede, sul margine della via, il mio pensiero
corre prepotente verso l’azzurro di Roma e con esso un saluto commosso
alla buona mammina. Voglia porgere tanti tanti ossequi in famiglia.
Obb.mo Ottone Costantini
49. Ottone a Egle. 21 luglio 1916. Cartolina militare. Matita copiativa.
TP: PM X° C.d.A, 23.7.16.
... 21-7-916
Gentilissima Siamo giunti al nuovo settore ed abbiamo
preso posizione partecipando già all’azione[3].
Presto, però, abbandoneremo questi luoghi, per destinazione ignota.
È stata affidata a me una bella e rischiosa missione, che compirò
domani, in unione ad altri cinque miei compagni. Attendo il momento
con impazienza e dopodomani, se mi sarà possibile, le spiegherò i
particolari dell’interessante avventura. La gentilissima sua del 18
corr., ricevuta ora, m’à riempito della più profonda gioia. Ringraziandola,
le porgo ossequi infiniti dev.mo Ottone Costantini
50. Ottone a Egle. 23 luglio 1916. Cartolina militare. Matita copiativa.
TP: PM [?], 24.7.16.
... 23-7-916
Gentilissima mammina
Appena di ritorno dalla missione notturna
le invio, nella fresca chiarità dell’alba, ancora tormentata da rombi
assordanti, il saluto lieto dell’impresa compiuta. Per otto ore di
bombardamento fu nostro compito attirarci il fuoco nemico, per distrarlo
dalle nostre batterie. La gherminella riuscì perfettamente, procurandoci
una notte di emozioni interessantissime, sebbene il fuoco nemico non
fosse quale si prevedeva. È cosa certa che l’austriaco si ritira sempre.
Presto partiremo anche da questa zona per nuovi cimenti[4]. [...]
51. Ottone a Egle. 16 agosto 1916. Cartolina militare. Matita copiativa.
TP: PM 2a Armata, 19.8.16.
... 16-8-916
Gent.ma Signorina La graditissima sua m’è giunta con forte
ritardo, a causa de’ nostri continui spostamenti, i quali m’ànno anche
impedito di porgerle prima i miei ossequi. Debbo ringraziarla sentitamente
delle lusinghiere espressioni e molto più dell’interessamento alle
mie notizie. Molto vorrei ed avrei da dire, se mi fosse dato. Ma un
crescente riserbo c’è imposto, proprio ora che l’animo nostro, tumultuante
di tanta gioia ed acceso di nuovo e più intenso entusiasmo, vorrebbe
gridare al mondo le forti imprese, le ardue vittorie della nostra
gente. Ma il mondo già conosce molto! Sapesse quale intensa commozione
provai giorni or sono, attraversando un paesello italiano, tutto pavesato
a festa, con mille manifesti tricolori affissi, inneggianti alle nostre
vittorie, ai nostri soldati. Quella che sembrava una gioia intima
di noi combattenti si traduceva in mille gridi di giubilo. Era la
voce d’Italia. E presto si ripeterà. Accolga con la dist.ma famiglia tante
espressioni cordiali di rispettoso affetto. Ottone Costantini
52. Ivo a Sandra. Bonisiolo, 22 agosto 1916. Cartolina militare.
TP: Mestre 23.8.16.
Bonisiolo 22/8/16
Dist.ma Sig.na Andenna La ringrazio sentitamente della sua
graditissima cartolina e delle belle espressioni in essa contenute.
Avrei voluto prima esprimerLe tutta la mia gratitudine per il bene
che ne risentiamo noi soldati col ricevere questi scritti, ma il ritardo
non è causato da negligenza, bensì dall’enorme disguido subito dalla
corrispondenza a cagione dei continui cambiamenti fatti in questi
ultimi giorni. Ora ci troviamo in zona di guerra e precisamente nella
zona marittima di Venezia, accantonati in una fattoria sparsa in mezzo
alla campagna e sprovvisti di tutto, perfino dell’acqua potabile!
Nel viaggio abbiamo percorso più di 25 Km a piedi, vestiti di pieno
inverno e col zaino dal peso di Kg 40. Ciò è enorme per noi reclute
non ancora allenate, come pure è prematuro costringerci, per più di
una settimana, a dormire in terra vestiti e con poca paglia! Tuttora
non abbiamo migliorato che del solo pagliericcio, ma senza coperte.
Pazienza, in questi tempi sappiamo che i sacrifici non si devono misurare
e quindi ci rassegniamo al destino. Ma la nostra zona è molto battuta
da aereoplani nemici ed il primo combattimento, visto a pochissima
distanza, di notte, con cento bocche da fuoco che tempestavano il
cielo rabbiosamente [per] una lunghezza di parecchi km fu veramente...
impressionante! Fui io il primo ad avvertirlo perché saputo, il primo
giorno, della poca tranquillità che si godeva in questi paraggi, ebbi
la p... rudenza (chiamiamola così!) di dormire tutta la notte con
un occhio solo. Speriamo, in seguito, di abituarci anche a questo;
per il momento sono un po’ sensibile... alle novità. Saluti cordialissimi Ivan
Costantini[5]
53. Ottone a Egle. Senza data. Cartolina militare. TP:
PM 8° C.d.A., 11.10.16.
Gentilissima mammina Sembrerebbe ironia, ma proprio oggi,
in mezzo al più intenso bombardamento che si possa immaginare[6]
ritrovo, dopo tanto, un po’ di calma alla mia attività. Ne approfitto
per rivolgere un saluto e un pensiero riconoscente alla gentile mammina
che nei momenti più critici à il potere di riaffacciarsi alla mia
mente, infondendo all’amico nuove energie e quella decisione al sacrificio
così preziosa. Già da un mese le prove si rinnovano giornalmente dandoci
l’orgoglio della serena resistenza. E ben più terribili furono per
me che, ottenuto il riavvicinamento con mio fratello, dovetti trepidare
per la sua esistenza. Allora solo m’accorsi del valore del pericolo!
Non avrei mai creduto si potesse soffrire tanto al vedere esposta
una persona cara. Oggi mio fratello è già assuefatto al fuoco e la
sua calma mi conforta alquanto. I tristi giorni del noviziato sono
fortunatamente lontani. Attendiamo ora con fiducia i frutti della
nostra crescente attività e ben presto anche l’Italia ne parlerà.
In alto i cuori! Ossequi e saluti infiniti anche in famiglia.
Obb.mo Ottone Costantini
54. Ivo a Sandra. 3 dicembre 1916. Matita copiativa.
... 3/12/16
Gentil.ma Signorina Andenna Le scrivo la presente tra una telefonata
e l’altra!... Per ringraziarla innanzi tutto del pensiero che ha sempre
avuto per i soldati combattenti e che questa volta (chi l’avrebbe
mai detto!) è venuto anche in mio favore. Dunque i miei più vivi,
sinceri e sentiti ringraziamenti per il bellissimo panciotto, le pettine
nonché la deliziosissima e squisita bomba a mano... (così dalla forma!) Le faccio sapere ora che il suo immortale
nemico, il telefono, è venuto a sollevarmi un poco dalle durissime
fatiche cui ero sottoposto da circa due mesi e mezzo. Sono stato nominato,
fin dall’altro giorno, telefonista di batteria, per volontà del nostro
Capitano, ma anche per necessità del personale, dovendo io sostituire
un mio collega, studente in medicina, partito per il corso di ufficiale.
Non garantisco però la durata di questa carica perché le disposizioni
e controdisposizioni si succedono qua con la massima facilità. Feci
già l’artificiere, ossia incaricato al confezionamento sacchetti di
polvere per cannoni, poi servente ai pezzi (al puntamento del cannone),
porta commissioni e zappatore... parecchie volte addetto, in preferenza,
allo scavo nei camminamenti in batteria. Noi siamo sempre nella medesima
posizione, ad oriente del nostro fronte e nella linea più avanzata
di artiglieria che dista pochissimo dalle nostre trincee. Le assicuro
che questa posizione è alquanto scomoda!... ma ho incominciato ad
abituarmici, non senza passare più volte i più gravi pericoli. I risultati delle nostre continue operazioni
esaltano gli animi di ogni soldato e la nostra superiorità delle artiglierie
è addirittura imponente. Questa superiorità è già stata notata [ed]
è temuta dal nemico, tant’è vero che al principio d’ogni azione, anche
di poca importanza, affluiscono a grandi masse nelle nostre mani i
prigionieri spaventati! Non c’è palmo di terreno conquistato che non
sia sconvolto da calibri d’ogni specie. Speriamo, io lo desidero ardentemente,
che le nostre bravure (anche mie!!!) possa [sic]
presto decidere il nemico a cedere le armi. Se gli austriaci avessero
degli ufficiali meno cocciuti, delinquenti e simili... a quest’ora,
garantisco, la guerra sarebbe finita per mancanza d’uomini perché
tutti passerebbero da noi... molto volontieri come io passerei volontieri
nella mia Roma (mai tanto cara come adesso!) a riprendere le mie pacifiche
occupazioni. Anche mio fratello la ringrazia tanto
del dono, specialmente del fiammante panciotto che indossò subito
con grande piacere. Brava cento volte per il pensiero, il
lavoro e... i bei colori! Nuovi ringraziamenti e saluti cordialissimi
dev.mo Ivan Costantini
55. Ottone a Egle. 3 dicembre 1916. Un’annotazione tarda di Ottone
reca: Savogna. La stessa indicazione accompagna la foto di cui Ottone
preannuncia l’invio.
Zona di guerra
li 3 Dicembre 1916
Mammina gentilissima Eccomi ancora tutto acceso d’entusiasmo
e di gratitudine pel dono infinitamente gradito. Già il timore di un disguido postale
m’aveva tenuto in angustie; quando le sollecite ricerche fatte dall’ufficiale
postale mi portarono in possesso dei due pacchi fu una gioia. Era
un dolce tributo di stima, una prova dell’affettuosa premura della
nostra patria interna. Avevo già svolto i comodi e provvidenziali
pettorali, già così utilmente impiegati l’altro inverno, quando vivido
come un bagliore di fiamma, scaturì come un fiotto di sangue vermiglio
il grazioso giustacuore. Non fu ancora spiegato che già l’avevo indosso,
pavoneggiandomi. Confesso che nell’entusiasmo infantile v’era lo spirito
che accendeva l’animo del garibaldino per la sua camicia smagliante.
E sul cuore stava la coccarda intrecciata di lettere come un comando.
Ah! sì, fino a che un palpito vibrerà sotto quella stoffa, sarà sempre
per la gloria di quei colori. Né le gradite sorprese erano terminate,
ché un involto misterioso si celava nel pacco; un non so che di pesante,
di metallico che alla fantasia d’un combattente si rivelava subito.
Una bomba a mano!... Ma non era così... e fu meglio! tanto
meglio che ancor ne risento piacere. E di questo e di tutto faccio
vivissimi ringraziamenti interminabili, per quanto da figlioccio indisciplinato,
vorrei invece sgridarla per il disturbo che à voluto prendersi; ma
la perdonerò, purché voglia, di quando in quando, rivolgere due righi
di conforto all’eroe (bum!...) al campo. Alla presente accludo un’altra copia
della fotografia tanto gentilmente richiesta. E per soddisfare la
sua domanda dirò che la capanna che si vede in questa, sebbene sia
una delle più comode, ma fredda, era in altri tempi un... serbatoio
d’acqua, in cemento, pel fu orto circostante. Le vicende dell’abitazione, in questa
zona, sono state per me delle più movimentate e varie. Ci eravamo
istallati, sul principio, in una graziosa casetta, poco o nulla deturpata
dalle artiglierie, e vi si trascorreva vita beata... Ma così non piacque
a Cecco, ché un bel... brutto giorno una granata in pieno la ridusse
a solo scheletro, con un’enorme finestra, dalla parete al tetto (le
invierò poi la fotografia coi... superstiti). Di qui passammo il nostro
alloggio in una stalla dove puntualmente due o tre volte per notte
ci si svegliava di soprassalto, fra le zampe de’ cavalli irrequieti.
Né queste erano le sole preoccupazioni, ché molto spesso la prudenza
consigliava un vecchio camminamento austriaco per giaciglio. Fu di
qui che si passò al serbatoio-villino, ora abbandonato per
un’altra casupola, alla mercé di Dio. Ma il buon Dio ci assisterà
perché è pregato da lei ed io mi sento sicuro. Mio fratello condivide
la mia sorte con filosofica e... comica rassegnazione ed à imparato
ad interessarsi al giuoco della guerra. Egli mi incarica di porgerle
sentitissimi ringraziamenti che di gran cuore estendiamo alla buona
signorina Sandra, per tutte le sue delicate attenzioni. Voglia anche
rendersi interprete dei nostri sentimenti presso i suoi amabilissimi
genitori. Obb.mo Ottone Costantini
56. Ottone a Egle. Milano, 17 dicembre 1916. Cartolina illustrata:
T. Corbella, volto femminile (136-3). TP: Milano Centro 18.12.16.
TA: Roma Centro, 19.12.16.
Milano 17-12-916
Dalla forte e laboriosa Milano un saluto
devoto alla mammina gentile. É giunto al fine il momento del desiderato
riposo, che ritemprerà le forze e lo spirito per i nuovi cimenti. In questo momento di pure gioie intime
giunga un pensiero riconoscente a chi ci accompagnò per sì lungo tratto,
fraternamente, sulla via del sacrificio. Ottone Costantini
57. Ivo a Sandra. 18 dicembre 1916. Cartolina militare. TP: PM 6° C.d.A., 19.12.16.
Zona di Guerra 18/12/16
Gent.ma Sig.na Andenna É con vero piacere che io ho letto la
sua graditissima lettera giuntami proprio in questo momento, per la
quale le invio la presente a scopo di accusarle ricevuta e... se me
lo permette, di ringraziarLa sentitamente del buon gusto avuto nel
farmi rivivere, con la sua limpida descrizione di fatti e detti passati,
per un momento, nel mio ambiente preferito. Le faccio notare che dico
ambiente preferito non per esprimerLe un’idea contraria alla
sua, ma perché ne’ miei dodici lunghi anni di vita commerciale non
ho mai avuto tanta calma come negli ultimi tempi; ed io sono forse
l’unico uomo che in questo mondo ami sinceramente la calma, la tranquillità
e la pace! (non eterna però!).
Mio fratello Ottone trovasi da pochi giorni a casa per la licenza
invernale, mentre io che non ho compiuto il sesto mese consecutivo
di fronte, non ho potuto seguirlo! Passerò un Natale certamente triste
perché prevedo che in quel giorno penserò più del solito alla famiglia
lontana, verso la quale ho sempre avuto la debolezza di essere molto
affezionato. Povera la mia vecchietta! Sperava invano di vedere ritornare
dal fronte i due fratelli insieme! Qua il freddo non è molto noioso,
ma l’acqua sa tenere bene il suo posto. Probabilmente per assecondare
un mio desiderio e quello de’ miei amici di Roma consumerò costì un
paio di giorni della mia non prossima licenza! Saluti e Buon Natale. Ivan Costantini Le annuncio la promozione di mio fratello
Ottone a sergente.
58. Ottone a Egle. 2 gennaio 1917. Cartolina illustrata: Bianchi,
figura femminile. TP: PM 8° C.d.A., 4.1.17.
Zona di guerra li 2-1-917
Nel turbine del passato si son perduti
lontano i quindici giorni del riposo invernale. Fu come un sogno lieve,
un’ebrezza sognante: tempo senza ritmo di ore, bevuto avidamente da
gola riarsa. Ma sono giunti i giorni del raccoglimento
nuovo, per l’opra maggiore. Le nostre energie fresche non temono l’attesa.
E l’alba dell’anno che sorge à la luce dell’apoteosi. L’augurio nostro
volando con l’ali del pensiero segue gli eventi. Voglio anche per lei e per i suoi mille
cose belle. Dev.mo Ottone Costantini
59. Ottone a Egle. 23 gennaio-13 febbraio 1917. Grafia “nervosa”
nella prima parte, ordinatissima nella seconda, scomposta (forse per
la mancanza di un saldo piano d’appoggio) nella terza.
Zona di Guerra
23-1-916 [sic]
Gentilissima e cara mammina Nella veglia d’una notte travagliosa,
piena d’ignoto e d’attesa si volge ancor più ardente il cuore verso
i numi tutelari della nostra vita spirituale, che sola ci resta. É intorno, nell’aria e su le cose, la
voce del silenzio di guerra. Un silenzio incombente, pesante, rotto
da fragori, lampi, rotolar di carriaggi, fruscìo di auto misteriosi.
Si direbbe i suoni delle ombre, il regno dell’aldilà. Il senso dell’agguato
è l’atmosfera. E i muscoli, i nervi ànno la tensione
dello scatto: si attende l’ignoto con forme pazze e certe; si vede
il passato come un sogno inreale. Scorre per le fibre la volontà del gigante
e si prova lo smarrimento del nulla. Questa cruda, virile tensione
al cimento che inaridisce[7]
l’animo porta il rimpianto delle cose gentili. É come un appello disperato
a una visione sublime: come sterili piante vissute nella tenebra degli
orrori, s’implora il sole di un affetto. Ma tutto è odio e insidia, attorno! S’io dovessi credere all’esistenza del
passato, direi d’aver vissuto due volte. Eppure è là un miraggio di
pace e di gioia: al di là di quelle montagne, di quei solchi minacciosi
irti di ferri; oltre quella minaccia. Sento nel pericolo, nell’azione,
il diritto alla felicità.
Gentilissima signorina mammina, traggo
dal portafogli una lettera cominciata ed interrotta in una notte eccezionale
di movimento e di mistero. In uno di quei momenti in cui l’animo pare
acquisti una potenza nuova di sensibilità, una irrequietezza nervosa.
Son poche righe tumultuose, che avrei condannate alle fiamme, se non
avesse [sic] il pregio di
rispecchiare fedelmente l’orgasmo d’affetti e di pensieri d’un’ora
solenne. Gliela invio perciò, così come la tracciò
la mano nervosa, che seguiva cieca l’impulso disordinato delle voci
interne. Una curiosità, un particolare, una favilla della gran passione
che insanguina oggi l’Europa. Non sarà inutile dire che la notte del
23 fu simile a molte altre che qua trascorrono intense, cariche d’emozioni. Ospedaletto da campo 093 li 13-2-917 Interrotta per la terza volta, quasi
che il destino volesse opporsi all’invio, termino queste tormentate
righe in un... quasi bianco letto dell’ospedaletto da campo. Una leggera
ferita (alla mano sinistra) à tinto di rosso i miei abiti fondendosi
nel rosso del giustacuore. É stato un battesimo, una consacrazione. Fiero del mio dolore, mando ancora un
saluto alla mammina buona, che non vorrà certo impressionarsi di sapermi
ferito, e vorrà credere che il caso fu con me benignissimo. Accolga l’espressione della mia profonda
devozione e voglia porgere i miei ossequi ai suoi. Obb.mo Ottone Costantini Ospedaletto da campo 093, 2a Armata,
1° Chirurgia, Zona Guerra.
60. Ottone a Egle. Ospedale Toppo Wassermann, Reparto Chirurgia,
Udine, 16 febbraio 1917. Cartolina militare. TP: PM 2a Armata, 18.2.17. TA: Roma Centro, 21.2.17.
dall’ospedale T.W. li 16-2-917
Gentilissima Da un paio di giorni sono stato trasportato
a Udine. L’ospedale è un ridente soggiorno, dove effettivamente si
può trovare riposo e conforto. La ferita va benino, ma una leggera
febbriciattola da ieri mi tiene tutto tristo: spero vorrà passare
presto. Voglia ricordare qualche volta il figlioccio che le invia
un mondo di saluti. Ossequi ai suoi devot.mo Ottone Costantini
61. Ottone a Egle. Ospedale Toppo Wassermann, Udine, 27 febbraio
1917.
dall’Ospedale
T.W. li 27-2-917
Gentilissima Signorina Ricevo in questo momento la sua gentilissima
del 22 corr. ch’è la prima ch’io ricevo all’ospedale. Sono oltremodo riconoscente e commosso
per le attestazioni di simpatia e d’amicizia che ella ed i suoi ànno
per me, meschino fra i meschini, sebbene di buona volontà. I suggerimenti
che tanto opportunamente mi rivolge mi decidono ad appoggiare ed intensificare
le pratiche che i miei ànno già iniziate con buoni risultati. Ma temo che non saranno in tempo ugualmente,
ché la guarigione è prossima più di quanto si creda. La ferita è rimarginata e in grazia
di una buona applicazione di mollette anziché dei soliti punti non
vi resterà deformazione alcuna, nessun muscolo è stato offeso. Anche la febbre è scomparsa e quegli
acciacchi saltati fuori col primo tepore d’un letto soffice se ne
vanno speditamente. Ed è ora: che già mi brucia di poltrire in un’attesa
che misura tutto l’orrore e la noia di giornate inconcludenti. Mi
par quasi di contribuire con la mia inazione a mantenere questa situazione
scomoda, che tutti vogliamo finita presto. Là su lo spirito s’eleva, l’azione pulsa
nel sangue e si dimentica il tempo. La vittoria è sempre dinanzi a
noi; nel cuore di tutti. Si ritorni dunque nell’intimità del bel sole
cocente e delle acque purificatrici sempre generose con noi. Ho in cuore una vendetta da fare, una
vendetta che dovrà ripagarmi dei dolori sofferti, lanciando con la
morte lo scherno d’una sepoltura aperta in vano. Rimpiango ora di
non ritrovarmi come un tempo a distanza di randello, vorrei aggiustare
personalmente i miei conti. Ma lo farò lo stesso. Voglia accogliere signorina l’espressione
più sincera di devozione e riconoscenza estendendola alla gentile
Sandrina ed ai suoi stim.mi genitori obb.mo Ottone Costantini
62. Ottone a Egle. Ospedale Toppo Wassermann, Udine 1° marzo 1917.
Foto: un reparto ospedaliero. Di mano di Ottone: “Osp.le Toppo Wassermann
– Udine [d]urante la visita medica”. La foto è stata rifilata e incollata
su un album (i tagli ledono lo scritto, il francobollo e il timbro
postale). TP: PM 2a Armata, [?]. [?].17.
Nascosto dietro il terzo lettuccio pensava
alla mammina lontana il dev.mo Ottone Costantini dall’osp. T.W. li
1-3-917
63. Ottone e Ivo a Egle e Sandra. Ospedale Toppo Wassermann, Udine,
3 marzo 1917. Cartolina militare. TP: PM 2a Armata, 4.3.17. Le parole
tra parentesi sono state aggiunte in margine da Ivo.
Osped. T.W.
3-3-917
Dagli eroi... all’ospedale (per una
visita) saluti infiniti Ottone Ivan Costantini
64. Ivo a Antonia, 7 marzo 1917.
Z.G. 7/3/17
Carissima madre Spero che avrai ricevuto la cartolina
che ti abbiamo scritto dall’ospedale di Udine, dove mi son recato
con un breve permesso del nostro Capitano per aver notizie di Ottone
ché dal giorno della sua partenza non sapevo più nulla. Difatti le
diverse cartoline che mi ha scritto devono ancora arrivare!!! A Udine non sapendo in quale ospedale
fosse ricoverato dovetti girare cinque ore continue perché l’ospedale
principale, per un errore amministrativo, [lo] faceva figurare nei
registri ricoverato a S.Osvaldo, lontano quattro chilometri fuori
della città. Mi feci questa camminatella a piedi già stanco per aver
fatto la notte buona parte del viaggio dal fronte al vecchio confine,
km 15. Così, quando Dio volle, dopo aver telefonato a tutti gli ospedali
e messo sossopra mezzo mondo e visitato letto per letto centinaia
di malati, me ne ritornai al principale, gli feci capire che doveva
esserci un errore, gli feci rovistare tutto l’archivio e finalmente
– immagina con quale piacere! – lo trovai in ospedale lì accanto!!!
guarito, in piedi, con una piccolissima cicatrice perfettamente rimarginata!
Gli feci passare di nascosto qualche salamino, pane ed altro affettato
che mi ero appositamente portato, conoscendo i difetti di tutti gli
ospedali militari... e fatte quattro chiacchiere in fretta me ne andai
subito, dopo scritta la cartolina che ti mandammo insieme, per paura
di tornare in ritardo... al fronte! Qua le ore le passo lavorando sempre
febbrilmente nella mia baracchetta che sta diventando un gioiello;
è piccola ma non vi manca niente, è stata fabbricata con nulla e senza
attrezzi. Lì dentro mi dimentico di essere in guerra... Ci ho fatto
due brande pieghevoli in due sistemi diversi, un tavolo che si chiude,
un lavandino pieghevole, una mensola lunga per gli zaini ed oggetti
ingombranti, una credenzina per gli attrezzi di cucina (in alto )
ed un’altra più grande ad angolo per il pane ed altri generi alimentari,
sopra della quale sta in costruzione il fornello con la cappa. Poi
un comodino a mensola che al giorno lo metto a fianco del fornello,
alla notte in mezzo alle due brande. Finora ha funzionato solamente
la branda mia, perché quando Ottone partì la baracca non era ancora
incominciata e credo che quando entrerà la prima volta nel mio villino
!!! resterà anche lui soddisfatto, anzi desidero ardentemente che
venga presto a godere un poco queste comodità ottenute con tanti sudori!
Inoltre ho fabbricato oggi due attaccapanni e una mensola per le carte
e... gingilli! Ecco uno schizzo[8] La descrizione è finita però metto in
dubbio che ci avrai capito qualche cosa, tanta è la chiarezza!!! Il
bello sarà alla partenza, dovere abbandonare tutto per tornare a dormire
come prima, perfino per terra in una stalla ad un metro e poco più
dalle zampe di cavalli! Del resto si sa che dovrà essere così e già
incomincio a prepararmici! Attendo sempre vostre buone notizie
e dell’esito della leva di Battistino. La nostra salute è ottima,
il tempo, ad eccezione di questi ultimi giorni che ha nevicato, è
stato come una primavera (veramente credo di esserci in primavera),
non fa freddo e si gode un’aria discreta per quanto rinchiusi in un
bosco di pini. Queste benedette licenze continuano
ad essere chiuse e se non si riapriranno presto non arriverò neppure
per Pasqua. Urbano che fa? Continua ancora l’esonero? Quanto guadagna
ora? Ottone l’attendo di ritorno fra oggi
e domani perché data la sua guarigione e la leggerezza della ferita
non credo gli faccian fare... quanto mi dicesti. Saluti a tutti nella
speranza di presto rivederci
(?) Aff.mo Ivo
65. Ottone a Egle. Senza data. Cartolina illustrata: Mauzani, figura
femminile (201-2). TP: Udine Ferrovia, 11.3.17. TA: Roma Centro 13.3.17.
Ridonato oggi alla vita attiva invio
un caldo saluto dev.mo Ottone
66. Ottone a Egle. 12 marzo 1917. Cartolina illustrata: Mauzani,
figura femminile (201-4). TP: PM 2a Armata, 15.3.17.
In Zona di
guerra la sera del 12-3.
Piange nell’aria quel tal sospiro delle
cose perdute. Si direbbe che gli alberi, chiusi nel loro amaro riserbo,
spiino ora e confidino ai venti delle ore oscure gl’interni travagli
delle ombre – non uomini – abitatrici delle macchie e dei crepacci.
La voce triste delle fronde vizze, dei rami tormentati e tronchi dalla
mitraglia narrano [sic] storie melanconiche, che gravano sull’animo il peso della solitudine
senza calore d’affetti. Ò ritrovato i luoghi dell’odio di ieri, ancor
aspri e arcigni in una attesa d’agguato... e lo spirito va fatalmente
precipitando nel dolore della natura senza sorrisi. Mi perdoni l’umore. Si assicuri della
mia devota e rispettosa amicizia. Ottone Ossequi ai suoi.
67. Ottone a Egle. 6 aprile 1917. Cartolina militare. TP: PM 8°
C.d.A., 8.4.17; TA: [?], 10.4.17.
Zona di Guerra
li 6-4-917
Gentilissima Alla mammina buona un augurio vivissimo
di buona Pasqua. Anche alla mammina cattiva (che à abbandonato il
figlioccio) auguri tantissimi e... un perdono. É strano vero? elargire un perdono quando
si è debitori, oltre che di tante gentilezze, anche dell’acquisto
di una mammina come la mia. Eppure sento di doverlo dare e sentirei
quasi il bisogno di vederlo accetto. Ma non scherziamo e porga tanti
rispetti ai Suoi e tanti auguri. Si ricordi sempre del figlioccio. Saluti saluti Ottone Costantini
68. Ottone a Sandra. 18 aprile 1917.
Zona di Guerra
18-4-917
Cattivissima signorina Oggi ò riveduta la nota calligrafia
che conserva ancora la mia traccia. É stato come il ritrovamento di
una parte di me (certo della parte migliore). Come prima ò avuto l’impressione che
anche i pensieri tracciati su quella falsariga mi appartenessero.
[...]
69. Ottone a Egle. 19 aprile 1917. Un’annotazione tarda, di mano
di Ottone, sul margine della lettera in corrispondenza delle parole:
Mi son trovato con un compagno...
reca: Monfortino, ossia
Monte Fortin (cfr. n. 73).
Zona di Guerra li 19-4-917
Mammina buona Quando una parola buona giunge nell’isolamento
arido di una esistenza primitiva è come se un nuovo orizzonte di luce
si aprisse all’animo inacerbito; ma se poi questa parola giunge, come
la sua, in un momento di trepidazione e di forti emozioni, porta un
rivolgimento, una commozione così profonda che male si esprime a parole. Abbiamo preso una nuova posizione l’altro
ieri: i primi movimenti di preparazione della batteria furono svelati
dal nemico, che, premuroso, ci accolse con cordialissimi saluti di
fuoco[9]. Mi son trovato con un compagno a dividere
le ore lunghissime di tutta una mezza giornata di tali convenevoli. Schivati a mala pena i primi; una fossa
generosa ci offrì modesto ricovero nell’immediata vicinanza del bersaglio. Si ebbe così la segnalata distinzione
di posti di prima fila a sedere... per terra. Lo spettacolo era grandioso ed emozionante
e lo spettro sinistro che svolazzava sulle nostre teste con sibili
minacciosi, non poteva toglierci la curiosità di osservare, arrischiando
il capo sopra terra, dove ancora un commovimento di cose ci fremeva
intorno. Lontano nostri compagni ci osservavano
trepidando; e dalla vecchia posizione anche mio fratello seguiva i
tiri!... E la cura soverchia dei nostri avversari
durava a lungo: la noia si sarebbe impadronita di noi se un giornale
dimenticato in fondo ad una tasca non fosse sorto a sollevarci lo
spirito. Si parlava di russi, si parlava di inglesi e sentivamo...
gridar tedesco così forte! Quando Dio volle si fece notte; allora
si respirò un po’ liberamente e ci ridemmo all’opre, non senza aspettarci
un’aggiunta ai complimenti passati. Ma non venne. Ora siamo istallati ed attendiamo il
duello. Qui comincia il capitolo primo dell’epica
primavera che si inizia. L’avvenire è nostro; ma quante primavere
ancora? Accolgo il suo augurio come una promessa
di successo, a cui non verrà meno la nostra volontà. Accolga l’espressione più sincera della
mia devozione. Ossequi ai suoi. Ottone Costantini
70. Ottone a Sandra. 25 aprile 1917.
Zona di G.
25-4-917
Mia buona Sandrina Lascia che ti chiami così per la prima
volta. [...] Sapessi quali sofferenze ò patite da quel funesto giorno
che su i nevai di Monte Baldo lessi il tuo addio! [...] Ricordo che
per molti giorni vissi come un automa, poi un giorno, in un momento
di sosta, in un bosco folto, dove tagliavamo alberi per opre di difesa,
confidai alla carta uno sfogo sconsolato di dolore. E scrissi, scrissi nervosamente, a sbalzi
a imagini vive, la storia del lungo tormento. Avevo idea di farti
recapitare quello scritto: volevo che fosse come la parola rivelatrice
d’un morto. Ma l’ombra dell’altro, il disgusto di turbare la
tua felicità, inutilmente, s’oppose. Conservai quel foglietto per
mesi e mesi. Nelle ore di solitudine il leggerlo ancora mi procurava
un tormento voluttuoso. La speranza si celava in fondo e balzava pazzamente
fra le righe. Lo lacerai all’ospedale, quando il ritorno mi toglieva
ancora la forza di sperare[10]. E dire che tanto deserto attorno, l’ò
fabbricato con le mie mani! Il timore di legare alla mia incerta esistenza
un’esistenza preziosa dettò falsi ritegni alla mia espansione. Attendevo
tempi migliori e perdevo così il conforto più grande concesso a un
morituro: “dividere i sacrifici i timori le sofferenze”. [...]
[1]
Egle era una sorella di Sandra, di poco più giovane di lei. Nel giugno
del 1916 Ottone, con la 231a Batteria dell’83° Gruppo d’Assedio, si
trovava sull’Altipiano d’Asiago. E qui, sul Monte Baldo, nel pieno dell’offensiva
austriaca, aveva ricevuto la lettera con cui Sandra gli annunciava di
voler troncare una relazione che la imbarazzava e di aver incaricato
Egle di supplirla nelle funzioni di madrina. Ottone rievocò quei giorni,
alla ripresa della corrispondenza con Sandra, nella lettera del 25 aprile
1917 (n. 70). Ottone aveva creduto che Sandra stesse davvero per fidanzarsi
con un altro. In realtà Sandra non era legata a nessun altro e, sia
pure pel tramite di Egle e (più tardi) di Ivo, era ben decisa a tener
viva la relazione con Ottone
[2]
Secondo il foglio matricolare (per
altro piuttosto inattendibile, visto che non registra il secondo – più
grave e più certo – ferimento di Ottone del febbraio 1917) il 16 giugno
“nel combattimento sul Piave 116 di Asiago” (una posizione che non so
individuare) Ottone avrebbe riportato una ferita da arma da fuoco al
braccio destro. Poiché di questa ferita non ho mai sentito parlare,
del fatto non ho altri riscontri salvo alcune evidenti analogie con
la trama di un racconto dichiaratamente autobiografico che Ottone abbozzò
in quel torno di tempo. Il protagonista è un “baldo” (come il Monte
dove si trovava Ottone) ma troppo timido Tommy, silenziosamente innamorato
di una bionda inglesina. Ferito in combattimento, in ospedale viene
a sapere che la sua bella si è sposata. Senza aspettare la piena guarigione
decide di tornare al fuoco e muore (cfr n. 84.). Se Ottone fu effettivamente
ferito, dopo nemmeno un mese era di nuovo in linea, proprio – si direbbe
– come il protagonista del racconto (salvo il finale, naturalmente).
[3]
La 231a Batteria d’Assedio, passata dall’83° al 139° Gruppo (inquadrato
nel 10° C.d’A.), compare intorno alla metà di luglio tra quelle impegnate
nell’azione contro M. Cimone: AUSE, Comando Generale Artiglieria, E
6, racc. 11, Com. Brigata Artiglieria d’Assedio del 10° C.d’A.,
n° 1183, Modalità relative all’esecuzione dei tiri nell’operazione di M.Cimone,
18 luglio 1916. Sulle operazioni di luglio vedi anche (ivi, racc. 9)
le relazioni quindicinali dei Comandi Artiglieria della 1a Armata e
del 10° C.d’A., per altro assai sommarie (e il Comando Generale dell’Artiglieria
ebbe a lamentarsene); altrettanto sommari per lo stesso periodo i Diari
Storici del Comando Artiglieria del 10° C.d’A. (AUSE, DS, 115D. 28b,
DS giugno-luglio 1916).
[4]
Il movimento delle batterie destinate al fronte dell’Isonzo ebbe inizio
il 23 luglio (AUSE, Comando Generale Artiglieria, E 6, racc.9, Relazione
quindicinale Com. Artiglieria 1a Armata, 31 luglio 1916). Il trasferimento
da un fronte all’altro si compì, come è noto, in soli tre giorni, tra
il 27 e il 29. La 231a avrebbe preso parte alla battaglia di Gorizia
col 39° Gruppo d’Assedio del 6° C.d’A.
[5]
Ivo era stato mobilitato nel luglio. Il 31 di quel mese aveva mandato
a Sandra una cartolina di saluti da Canelli, in provincia di Alessandria:
apparteneva allora al 7° Fortezza. In agosto era stato trasferito al
5° Reggimento. Più tardi avrebbe raggiunto Ottone nella 231a Batteria
d’Assedio del 3° Reggimento, diventando – dopo Egle – un altro tramite
delle relazioni epistolari tra Ottone e Sandra.
[6]
Si tratta dell’attacco dell’8° C.d’A. alla Vertoibica. La 231a Batteria
(dipendente dalla 5a Brigata d’Assedio) al comando del capitano C. (già
comandante della 4a Batteria, ex-13a B) faceva ora parte con la 81a
e la 88a batteria del Gruppo Ginocchio (senza numero) del Raggruppamento
9 bis (poi 38°) e operava sul fronte della 12a Divisione: il 10 e l’11
ottobre aveva il compito di battere il cimitero di Biglia (AUSE, Com.
Gen. Artiglieria, E 6, racc. 11, 5a Brigata d’Assedio, Ordini e comunicazioni,
Raggrupp. 9 bis, fasc. 1-15 ottobre 1916).
[7]
É scritto: inarridisce.
[8]
Gli schizzi, assai precisi e corredati di minuziose didascalie, sono
in verità tre: una veduta esterna e due interne. Della baracca costruita
da Ivo esistono diverse fotografie. Sulla possibilità assai limitata
di abitarla vedi quanto Ottone ebbe a scrivere a Sandra nella lettera
del 17 maggio 1917 (n. 79).
[9]
Nell’aprile del 1917 la 231a Batteria d’Assedio (ora del 57° Gruppo
del 38° Raggruppamento) – armata con tre cannoni da 149A R.M. – era
a Mainizza e batteva obbiettivi sul fronte della 7a e della 48° Divisione
e della Brigata Messina (AUSE, DS, 115/S. 53 G, Impiego delle batterie di medio e grosso calibro dipendenti dall’8° C.d’A.,
aprile 1917, all. al DS Com. Artiglieria 8° C.d’A). La nuova posizione
di cui parla Ottone dovrebbe essere – come indica un’annotazione tarda
di Ottone – quella di Monte Fortin, un’altura sulla destra dell’Isonzo
non lontana da Mainizza. Delle
posizioni di Mainizza e Monte Fortin Ottone ha conservato diverse foto
(vedi più avanti la nota 75)
[10]
L’ospedale di cui qui si parla è quello di Udine dove Ottone fu ricoverato
nel febbraio del 1917. Lo scritto era l’abbozzo del racconto scopertamente
autobiografico, su cui cfr la lettera del 30 maggio 1917 (n. 84).
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