Da Asiago alla Bainsizza

 

47. Ottone a Egle. 28 giugno 1916. Cartolina militare. Matita copiativa. TP: PM Ia Armata, 2[?].7.16

28-6-916

Gent.ma Sig.na Egle[1]
Col cuore commosso da sentimenti diversi, in cui la tristezza mette la sua nota dominante accolgo con animo grato le gentili espressioni della sua bontà. E queste ed il pensiero della nuova felicità che sorge (felicità non concessa a tutti) mettono l’accento vivace di conforto nel momento melanconico del commiato. La breve esistenza epistolare di ore travagliose d’ansie, di sogni vaghi e di dolori passati potrà essere affidata alle fiamme, che riavranno tanto del proprio elemento. Nel volere che i migliori auguri miei, mille volte formati, divengano subita realtà per la Sig.na Sandra, mi è gradito porgere a Lei, con sentiti ringraziamenti, ossequi profondi, che vorrà essere gentile di estendere ai Suoi distinti genitori. Obb.mo Ottone Costantini

48. Ottone a Egle. 9 luglio 1916. Cartolina militare. Matita copiativa. TP: PM Ia Armata, 10.7.16.

9-7-916

Gent.ma Sig.na
Parto finalmente per la posizione avanzata con tante speranze confuse e con desiderio grande di confondermi nel tumulto[2]. Attendendo coll’arme al piede, sul margine della via, il mio pensiero corre prepotente verso l’azzurro di Roma e con esso un saluto commosso alla buona mammina. Voglia porgere tanti tanti ossequi in famiglia. Obb.mo Ottone Costantini

49. Ottone a Egle. 21 luglio 1916. Cartolina militare. Matita copiativa. TP: PM X° C.d.A, 23.7.16.

... 21-7-916

Gentilissima
Siamo giunti al nuovo settore ed abbiamo preso posizione partecipando già all’azione[3]. Presto, però, abbandoneremo questi luoghi, per destinazione ignota. È stata affidata a me una bella e rischiosa missione, che compirò domani, in unione ad altri cinque miei compagni. Attendo il momento con impazienza e dopodomani, se mi sarà possibile, le spiegherò i particolari dell’interessante avventura. La gentilissima sua del 18 corr., ricevuta ora, m’à riempito della più profonda gioia. Ringraziandola, le porgo ossequi infiniti dev.mo Ottone Costantini

50. Ottone a Egle. 23 luglio 1916. Cartolina militare. Matita copiativa. TP: PM [?], 24.7.16.

... 23-7-916

Gentilissima mammina
Appena di ritorno dalla missione notturna le invio, nella fresca chiarità dell’alba, ancora tormentata da rombi assordanti, il saluto lieto dell’impresa compiuta. Per otto ore di bombardamento fu nostro compito attirarci il fuoco nemico, per distrarlo dalle nostre batterie. La gherminella riuscì perfettamente, procurandoci una notte di emozioni interessantissime, sebbene il fuoco nemico non fosse quale si prevedeva. È cosa certa che l’austriaco si ritira sempre. Presto partiremo anche da questa zona per nuovi cimenti[4]. [...]

51. Ottone a Egle. 16 agosto 1916. Cartolina militare. Matita copiativa. TP: PM 2a Armata, 19.8.16.

... 16-8-916

Gent.ma Signorina
La graditissima sua m’è giunta con forte ritardo, a causa de’ nostri continui spostamenti, i quali m’ànno anche impedito di porgerle prima i miei ossequi. Debbo ringraziarla sentitamente delle lusinghiere espressioni e molto più dell’interessamento alle mie notizie. Molto vorrei ed avrei da dire, se mi fosse dato. Ma un crescente riserbo c’è imposto, proprio ora che l’animo nostro, tumultuante di tanta gioia ed acceso di nuovo e più intenso entusiasmo, vorrebbe gridare al mondo le forti imprese, le ardue vittorie della nostra gente. Ma il mondo già conosce molto! Sapesse quale intensa commozione provai giorni or sono, attraversando un paesello italiano, tutto pavesato a festa, con mille manifesti tricolori affissi, inneggianti alle nostre vittorie, ai nostri soldati. Quella che sembrava una gioia intima di noi combattenti si traduceva in mille gridi di giubilo. Era la voce d’Italia. E presto si ripeterà.
Accolga con la dist.ma famiglia tante espressioni cordiali di rispettoso affetto. Ottone Costantini

52. Ivo a Sandra. Bonisiolo, 22 agosto 1916. Cartolina militare. TP: Mestre 23.8.16.

Bonisiolo 22/8/16

Dist.ma Sig.na Andenna
La ringrazio sentitamente della sua graditissima cartolina e delle belle espressioni in essa contenute. Avrei voluto prima esprimerLe tutta la mia gratitudine per il bene che ne risentiamo noi soldati col ricevere questi scritti, ma il ritardo non è causato da negligenza, bensì dall’enorme disguido subito dalla corrispondenza a cagione dei continui cambiamenti fatti in questi ultimi giorni. Ora ci troviamo in zona di guerra e precisamente nella zona marittima di Venezia, accantonati in una fattoria sparsa in mezzo alla campagna e sprovvisti di tutto, perfino dell’acqua potabile! Nel viaggio abbiamo percorso più di 25 Km a piedi, vestiti di pieno inverno e col zaino dal peso di Kg 40. Ciò è enorme per noi reclute non ancora allenate, come pure è prematuro costringerci, per più di una settimana, a dormire in terra vestiti e con poca paglia! Tuttora non abbiamo migliorato che del solo pagliericcio, ma senza coperte. Pazienza, in questi tempi sappiamo che i sacrifici non si devono misurare e quindi ci rassegniamo al destino. Ma la nostra zona è molto battuta da aereoplani nemici ed il primo combattimento, visto a pochissima distanza, di notte, con cento bocche da fuoco che tempestavano il cielo rabbiosamente [per] una lunghezza di parecchi km fu veramente... impressionante! Fui io il primo ad avvertirlo perché saputo, il primo giorno, della poca tranquillità che si godeva in questi paraggi, ebbi la p... rudenza (chiamiamola così!) di dormire tutta la notte con un occhio solo. Speriamo, in seguito, di abituarci anche a questo; per il momento sono un po’ sensibile... alle novità.
Saluti cordialissimi Ivan Costantini[5]

53. Ottone a Egle. Senza data. Cartolina militare. TP: PM 8° C.d.A., 11.10.16.

Gentilissima mammina
Sembrerebbe ironia, ma proprio oggi, in mezzo al più intenso bombardamento che si possa immaginare[6] ritrovo, dopo tanto, un po’ di calma alla mia attività. Ne approfitto per rivolgere un saluto e un pensiero riconoscente alla gentile mammina che nei momenti più critici à il potere di riaffacciarsi alla mia mente, infondendo all’amico nuove energie e quella decisione al sacrificio così preziosa. Già da un mese le prove si rinnovano giornalmente dandoci l’orgoglio della serena resistenza. E ben più terribili furono per me che, ottenuto il riavvicinamento con mio fratello, dovetti trepidare per la sua esistenza. Allora solo m’accorsi del valore del pericolo! Non avrei mai creduto si potesse soffrire tanto al vedere esposta una persona cara. Oggi mio fratello è già assuefatto al fuoco e la sua calma mi conforta alquanto. I tristi giorni del noviziato sono fortunatamente lontani. Attendiamo ora con fiducia i frutti della nostra crescente attività e ben presto anche l’Italia ne parlerà. In alto i cuori!
Ossequi e saluti infiniti anche in famiglia. Obb.mo Ottone Costantini

54. Ivo a Sandra. 3 dicembre 1916. Matita copiativa.

... 3/12/16

Gentil.ma Signorina Andenna
Le scrivo la presente tra una telefonata e l’altra!... Per ringraziarla innanzi tutto del pensiero che ha sempre avuto per i soldati combattenti e che questa volta (chi l’avrebbe mai detto!) è venuto anche in mio favore. Dunque i miei più vivi, sinceri e sentiti ringraziamenti per il bellissimo panciotto, le pettine nonché la deliziosissima e squisita bomba a mano... (così dalla forma!)
Le faccio sapere ora che il suo immortale nemico, il telefono, è venuto a sollevarmi un poco dalle durissime fatiche cui ero sottoposto da circa due mesi e mezzo. Sono stato nominato, fin dall’altro giorno, telefonista di batteria, per volontà del nostro Capitano, ma anche per necessità del personale, dovendo io sostituire un mio collega, studente in medicina, partito per il corso di ufficiale. Non garantisco però la durata di questa carica perché le disposizioni e controdisposizioni si succedono qua con la massima facilità. Feci già l’artificiere, ossia incaricato al confezionamento sacchetti di polvere per cannoni, poi servente ai pezzi (al puntamento del cannone), porta commissioni e zappatore... parecchie volte addetto, in preferenza, allo scavo nei camminamenti in batteria. Noi siamo sempre nella medesima posizione, ad oriente del nostro fronte e nella linea più avanzata di artiglieria che dista pochissimo dalle nostre trincee. Le assicuro che questa posizione è alquanto scomoda!... ma ho incominciato ad abituarmici, non senza passare più volte i più gravi pericoli.
I risultati delle nostre continue operazioni esaltano gli animi di ogni soldato e la nostra superiorità delle artiglierie è addirittura imponente. Questa superiorità è già stata notata [ed] è temuta dal nemico, tant’è vero che al principio d’ogni azione, anche di poca importanza, affluiscono a grandi masse nelle nostre mani i prigionieri spaventati! Non c’è palmo di terreno conquistato che non sia sconvolto da calibri d’ogni specie. Speriamo, io lo desidero ardentemente, che le nostre bravure (anche mie!!!) possa [sic] presto decidere il nemico a cedere le armi. Se gli austriaci avessero degli ufficiali meno cocciuti, delinquenti e simili... a quest’ora, garantisco, la guerra sarebbe finita per mancanza d’uomini perché tutti passerebbero da noi... molto volontieri come io passerei volontieri nella mia Roma (mai tanto cara come adesso!) a riprendere le mie pacifiche occupazioni.
Anche mio fratello la ringrazia tanto del dono, specialmente del fiammante panciotto che indossò subito con grande piacere.
Brava cento volte per il pensiero, il lavoro e... i bei colori!
Nuovi ringraziamenti e saluti cordialissimi dev.mo Ivan Costantini

55. Ottone a Egle. 3 dicembre 1916. Un’annotazione tarda di Ottone reca: Savogna. La stessa indicazione accompagna la foto di cui Ottone preannuncia l’invio.

Zona di guerra li 3 Dicembre 1916

Mammina gentilissima
Eccomi ancora tutto acceso d’entusiasmo e di gratitudine pel dono infinitamente gradito.
Già il timore di un disguido postale m’aveva tenuto in angustie; quando le sollecite ricerche fatte dall’ufficiale postale mi portarono in possesso dei due pacchi fu una gioia. Era un dolce tributo di stima, una prova dell’affettuosa premura della nostra patria interna.
Avevo già svolto i comodi e provvidenziali pettorali, già così utilmente impiegati l’altro inverno, quando vivido come un bagliore di fiamma, scaturì come un fiotto di sangue vermiglio il grazioso giustacuore. Non fu ancora spiegato che già l’avevo indosso, pavoneggiandomi. Confesso che nell’entusiasmo infantile v’era lo spirito che accendeva l’animo del garibaldino per la sua camicia smagliante. E sul cuore stava la coccarda intrecciata di lettere come un comando. Ah! sì, fino a che un palpito vibrerà sotto quella stoffa, sarà sempre per la gloria di quei colori.
Né le gradite sorprese erano terminate, ché un involto misterioso si celava nel pacco; un non so che di pesante, di metallico che alla fantasia d’un combattente si rivelava subito. Una bomba a mano!...
Ma non era così... e fu meglio! tanto meglio che ancor ne risento piacere. E di questo e di tutto faccio vivissimi ringraziamenti interminabili, per quanto da figlioccio indisciplinato, vorrei invece sgridarla per il disturbo che à voluto prendersi; ma la perdonerò, purché voglia, di quando in quando, rivolgere due righi di conforto all’eroe (bum!...) al campo.
Alla presente accludo un’altra copia della fotografia tanto gentilmente richiesta. E per soddisfare la sua domanda dirò che la capanna che si vede in questa, sebbene sia una delle più comode, ma fredda, era in altri tempi un... serbatoio d’acqua, in cemento, pel fu orto circostante.
Le vicende dell’abitazione, in questa zona, sono state per me delle più movimentate e varie. Ci eravamo istallati, sul principio, in una graziosa casetta, poco o nulla deturpata dalle artiglierie, e vi si trascorreva vita beata... Ma così non piacque a Cecco, ché un bel... brutto giorno una granata in pieno la ridusse a solo scheletro, con un’enorme finestra, dalla parete al tetto (le invierò poi la fotografia coi... superstiti). Di qui passammo il nostro alloggio in una stalla dove puntualmente due o tre volte per notte ci si svegliava di soprassalto, fra le zampe de’ cavalli irrequieti. Né queste erano le sole preoccupazioni, ché molto spesso la prudenza consigliava un vecchio camminamento austriaco per giaciglio. Fu di qui che si passò al serbatoio-villino, ora abbandonato per un’altra casupola, alla mercé di Dio. Ma il buon Dio ci assisterà perché è pregato da lei ed io mi sento sicuro. Mio fratello condivide la mia sorte con filosofica e... comica rassegnazione ed à imparato ad interessarsi al giuoco della guerra. Egli mi incarica di porgerle sentitissimi ringraziamenti che di gran cuore estendiamo alla buona signorina Sandra, per tutte le sue delicate attenzioni. Voglia anche rendersi interprete dei nostri sentimenti presso i suoi amabilissimi genitori. Obb.mo Ottone Costantini

56. Ottone a Egle. Milano, 17 dicembre 1916. Cartolina illustrata: T. Corbella, volto femminile (136-3). TP: Milano Centro 18.12.16. TA: Roma Centro, 19.12.16.

Milano 17-12-916

Dalla forte e laboriosa Milano un saluto devoto alla mammina gentile.
É giunto al fine il momento del desiderato riposo, che ritemprerà le forze e lo spirito per i nuovi cimenti.
In questo momento di pure gioie intime giunga un pensiero riconoscente a chi ci accompagnò per sì lungo tratto, fraternamente, sulla via del sacrificio. Ottone Costantini

57. Ivo a Sandra. 18 dicembre 1916. Cartolina militare. TP: PM 6° C.d.A., 19.12.16.

Zona di Guerra 18/12/16

Gent.ma Sig.na Andenna
É con vero piacere che io ho letto la sua graditissima lettera giuntami proprio in questo momento, per la quale le invio la presente a scopo di accusarle ricevuta e... se me lo permette, di ringraziarLa sentitamente del buon gusto avuto nel farmi rivivere, con la sua limpida descrizione di fatti e detti passati, per un momento, nel mio ambiente preferito. Le faccio notare che dico ambiente preferito non per esprimerLe un’idea contraria alla sua, ma perché ne’ miei dodici lunghi anni di vita commerciale non ho mai avuto tanta calma come negli ultimi tempi; ed io sono forse l’unico uomo che in questo mondo ami sinceramente la calma, la tranquillità e la pace! (non eterna però!). Mio fratello Ottone trovasi da pochi giorni a casa per la licenza invernale, mentre io che non ho compiuto il sesto mese consecutivo di fronte, non ho potuto seguirlo! Passerò un Natale certamente triste perché prevedo che in quel giorno penserò più del solito alla famiglia lontana, verso la quale ho sempre avuto la debolezza di essere molto affezionato. Povera la mia vecchietta! Sperava invano di vedere ritornare dal fronte i due fratelli insieme! Qua il freddo non è molto noioso, ma l’acqua sa tenere bene il suo posto. Probabilmente per assecondare un mio desiderio e quello de’ miei amici di Roma consumerò costì un paio di giorni della mia non prossima licenza!
Saluti e Buon Natale. Ivan Costantini
Le annuncio la promozione di mio fratello Ottone a sergente.

58. Ottone a Egle. 2 gennaio 1917. Cartolina illustrata: Bianchi, figura femminile. TP: PM 8° C.d.A., 4.1.17.

Zona di guerra li 2-1-917

Nel turbine del passato si son perduti lontano i quindici giorni del riposo invernale. Fu come un sogno lieve, un’ebrezza sognante: tempo senza ritmo di ore, bevuto avidamente da gola riarsa.
Ma sono giunti i giorni del raccoglimento nuovo, per l’opra maggiore. Le nostre energie fresche non temono l’attesa. E l’alba dell’anno che sorge à la luce dell’apoteosi. L’augurio nostro volando con l’ali del pensiero segue gli eventi.
Voglio anche per lei e per i suoi mille cose belle. Dev.mo Ottone Costantini

59. Ottone a Egle. 23 gennaio-13 febbraio 1917. Grafia “nervosa” nella prima parte, ordinatissima nella seconda, scomposta (forse per la mancanza di un saldo piano d’appoggio) nella terza.

Zona di Guerra 23-1-916 [sic]

Gentilissima e cara mammina
Nella veglia d’una notte travagliosa, piena d’ignoto e d’attesa si volge ancor più ardente il cuore verso i numi tutelari della nostra vita spirituale, che sola ci resta.
É intorno, nell’aria e su le cose, la voce del silenzio di guerra. Un silenzio incombente, pesante, rotto da fragori, lampi, rotolar di carriaggi, fruscìo di auto misteriosi. Si direbbe i suoni delle ombre, il regno dell’aldilà. Il senso dell’agguato è l’atmosfera.
E i muscoli, i nervi ànno la tensione dello scatto: si attende l’ignoto con forme pazze e certe; si vede il passato come un sogno inreale.
Scorre per le fibre la volontà del gigante e si prova lo smarrimento del nulla. Questa cruda, virile tensione al cimento che inaridisce[7] l’animo porta il rimpianto delle cose gentili. É come un appello disperato a una visione sublime: come sterili piante vissute nella tenebra degli orrori, s’implora il sole di un affetto.
Ma tutto è odio e insidia, attorno!
S’io dovessi credere all’esistenza del passato, direi d’aver vissuto due volte. Eppure è là un miraggio di pace e di gioia: al di là di quelle montagne, di quei solchi minacciosi irti di ferri; oltre quella minaccia. Sento nel pericolo, nell’azione, il diritto alla felicità.

Gentilissima signorina mammina, traggo dal portafogli una lettera cominciata ed interrotta in una notte eccezionale di movimento e di mistero. In uno di quei momenti in cui l’animo pare acquisti una potenza nuova di sensibilità, una irrequietezza nervosa. Son poche righe tumultuose, che avrei condannate alle fiamme, se non avesse [sic] il pregio di rispecchiare fedelmente l’orgasmo d’affetti e di pensieri d’un’ora solenne.
Gliela invio perciò, così come la tracciò la mano nervosa, che seguiva cieca l’impulso disordinato delle voci interne. Una curiosità, un particolare, una favilla della gran passione che insanguina oggi l’Europa. Non sarà inutile dire che la notte del 23 fu simile a molte altre che qua trascorrono intense, cariche d’emozioni.
Ospedaletto da campo 093 li 13-2-917
Interrotta per la terza volta, quasi che il destino volesse opporsi all’invio, termino queste tormentate righe in un... quasi bianco letto dell’ospedaletto da campo. Una leggera ferita (alla mano sinistra) à tinto di rosso i miei abiti fondendosi nel rosso del giustacuore. É stato un battesimo, una consacrazione.
Fiero del mio dolore, mando ancora un saluto alla mammina buona, che non vorrà certo impressionarsi di sapermi ferito, e vorrà credere che il caso fu con me benignissimo.
Accolga l’espressione della mia profonda devozione e voglia porgere i miei ossequi ai suoi. Obb.mo Ottone Costantini
Ospedaletto da campo 093, 2a Armata, 1° Chirurgia, Zona Guerra.

60. Ottone a Egle. Ospedale Toppo Wassermann, Reparto Chirurgia, Udine, 16 febbraio 1917. Cartolina militare. TP: PM 2a Armata, 18.2.17. TA: Roma Centro, 21.2.17.

dall’ospedale T.W. li 16-2-917

Gentilissima
Da un paio di giorni sono stato trasportato a Udine. L’ospedale è un ridente soggiorno, dove effettivamente si può trovare riposo e conforto. La ferita va benino, ma una leggera febbriciattola da ieri mi tiene tutto tristo: spero vorrà passare presto. Voglia ricordare qualche volta il figlioccio che le invia un mondo di saluti. Ossequi ai suoi devot.mo Ottone Costantini

61. Ottone a Egle. Ospedale Toppo Wassermann, Udine, 27 febbraio 1917.

dall’Ospedale T.W. li 27-2-917

Gentilissima Signorina
Ricevo in questo momento la sua gentilissima del 22 corr. ch’è la prima ch’io ricevo all’ospedale.
Sono oltremodo riconoscente e commosso per le attestazioni di simpatia e d’amicizia che ella ed i suoi ànno per me, meschino fra i meschini, sebbene di buona volontà. I suggerimenti che tanto opportunamente mi rivolge mi decidono ad appoggiare ed intensificare le pratiche che i miei ànno già iniziate con buoni risultati.
Ma temo che non saranno in tempo ugualmente, ché la guarigione è prossima più di quanto si creda.
La ferita è rimarginata e in grazia di una buona applicazione di mollette anziché dei soliti punti non vi resterà deformazione alcuna, nessun muscolo è stato offeso.
Anche la febbre è scomparsa e quegli acciacchi saltati fuori col primo tepore d’un letto soffice se ne vanno speditamente. Ed è ora: che già mi brucia di poltrire in un’attesa che misura tutto l’orrore e la noia di giornate inconcludenti. Mi par quasi di contribuire con la mia inazione a mantenere questa situazione scomoda, che tutti vogliamo finita presto.
Là su lo spirito s’eleva, l’azione pulsa nel sangue e si dimentica il tempo. La vittoria è sempre dinanzi a noi; nel cuore di tutti. Si ritorni dunque nell’intimità del bel sole cocente e delle acque purificatrici sempre generose con noi.
Ho in cuore una vendetta da fare, una vendetta che dovrà ripagarmi dei dolori sofferti, lanciando con la morte lo scherno d’una sepoltura aperta in vano. Rimpiango ora di non ritrovarmi come un tempo a distanza di randello, vorrei aggiustare personalmente i miei conti. Ma lo farò lo stesso.
Voglia accogliere signorina l’espressione più sincera di devozione e riconoscenza estendendola alla gentile Sandrina ed ai suoi stim.mi genitori obb.mo Ottone Costantini

62. Ottone a Egle. Ospedale Toppo Wassermann, Udine 1° marzo 1917. Foto: un reparto ospedaliero. Di mano di Ottone: “Osp.le Toppo Wassermann – Udine [d]urante la visita medica”. La foto è stata rifilata e incollata su un album (i tagli ledono lo scritto, il francobollo e il timbro postale). TP: PM 2a Armata, [?]. [?].17.

Nascosto dietro il terzo lettuccio pensava alla mammina lontana il dev.mo Ottone Costantini dall’osp. T.W. li 1-3-917

63. Ottone e Ivo a Egle e Sandra. Ospedale Toppo Wassermann, Udine, 3 marzo 1917. Cartolina militare. TP: PM 2a Armata, 4.3.17. Le parole tra parentesi sono state aggiunte in margine da Ivo.

Osped. T.W. 3-3-917

Dagli eroi... all’ospedale (per una visita) saluti infiniti Ottone Ivan Costantini

64. Ivo a Antonia, 7 marzo 1917.

Z.G. 7/3/17

Carissima madre
Spero che avrai ricevuto la cartolina che ti abbiamo scritto dall’ospedale di Udine, dove mi son recato con un breve permesso del nostro Capitano per aver notizie di Ottone ché dal giorno della sua partenza non sapevo più nulla. Difatti le diverse cartoline che mi ha scritto devono ancora arrivare!!!
A Udine non sapendo in quale ospedale fosse ricoverato dovetti girare cinque ore continue perché l’ospedale principale, per un errore amministrativo, [lo] faceva figurare nei registri ricoverato a S.Osvaldo, lontano quattro chilometri fuori della città. Mi feci questa camminatella a piedi già stanco per aver fatto la notte buona parte del viaggio dal fronte al vecchio confine, km 15. Così, quando Dio volle, dopo aver telefonato a tutti gli ospedali e messo sossopra mezzo mondo e visitato letto per letto centinaia di malati, me ne ritornai al principale, gli feci capire che doveva esserci un errore, gli feci rovistare tutto l’archivio e finalmente – immagina con quale piacere! – lo trovai in ospedale lì accanto!!! guarito, in piedi, con una piccolissima cicatrice perfettamente rimarginata! Gli feci passare di nascosto qualche salamino, pane ed altro affettato che mi ero appositamente portato, conoscendo i difetti di tutti gli ospedali militari... e fatte quattro chiacchiere in fretta me ne andai subito, dopo scritta la cartolina che ti mandammo insieme, per paura di tornare in ritardo... al fronte!
Qua le ore le passo lavorando sempre febbrilmente nella mia baracchetta che sta diventando un gioiello; è piccola ma non vi manca niente, è stata fabbricata con nulla e senza attrezzi. Lì dentro mi dimentico di essere in guerra... Ci ho fatto due brande pieghevoli in due sistemi diversi, un tavolo che si chiude, un lavandino pieghevole, una mensola lunga per gli zaini ed oggetti ingombranti, una credenzina per gli attrezzi di cucina (in alto ) ed un’altra più grande ad angolo per il pane ed altri generi alimentari, sopra della quale sta in costruzione il fornello con la cappa. Poi un comodino a mensola che al giorno lo metto a fianco del fornello, alla notte in mezzo alle due brande. Finora ha funzionato solamente la branda mia, perché quando Ottone partì la baracca non era ancora incominciata e credo che quando entrerà la prima volta nel mio villino !!! resterà anche lui soddisfatto, anzi desidero ardentemente che venga presto a godere un poco queste comodità ottenute con tanti sudori! Inoltre ho fabbricato oggi due attaccapanni e una mensola per le carte e... gingilli! Ecco uno schizzo[8]
La descrizione è finita però metto in dubbio che ci avrai capito qualche cosa, tanta è la chiarezza!!! Il bello sarà alla partenza, dovere abbandonare tutto per tornare a dormire come prima, perfino per terra in una stalla ad un metro e poco più dalle zampe di cavalli! Del resto si sa che dovrà essere così e già incomincio a prepararmici!
Attendo sempre vostre buone notizie e dell’esito della leva di Battistino. La nostra salute è ottima, il tempo, ad eccezione di questi ultimi giorni che ha nevicato, è stato come una primavera (veramente credo di esserci in primavera), non fa freddo e si gode un’aria discreta per quanto rinchiusi in un bosco di pini.
Queste benedette licenze continuano ad essere chiuse e se non si riapriranno presto non arriverò neppure per Pasqua. Urbano che fa? Continua ancora l’esonero? Quanto guadagna ora?
Ottone l’attendo di ritorno fra oggi e domani perché data la sua guarigione e la leggerezza della ferita non credo gli faccian fare... quanto mi dicesti. Saluti a tutti nella speranza di presto rivederci (?) Aff.mo Ivo

65. Ottone a Egle. Senza data. Cartolina illustrata: Mauzani, figura femminile (201-2). TP: Udine Ferrovia, 11.3.17. TA: Roma Centro 13.3.17.

Ridonato oggi alla vita attiva invio un caldo saluto dev.mo Ottone

66. Ottone a Egle. 12 marzo 1917. Cartolina illustrata: Mauzani, figura femminile (201-4). TP: PM 2a Armata, 15.3.17.

In Zona di guerra la sera del 12-3.

Piange nell’aria quel tal sospiro delle cose perdute. Si direbbe che gli alberi, chiusi nel loro amaro riserbo, spiino ora e confidino ai venti delle ore oscure gl’interni travagli delle ombre – non uomini – abitatrici delle macchie e dei crepacci. La voce triste delle fronde vizze, dei rami tormentati e tronchi dalla mitraglia narrano [sic] storie melanconiche, che gravano sull’animo il peso della solitudine senza calore d’affetti. Ò ritrovato i luoghi dell’odio di ieri, ancor aspri e arcigni in una attesa d’agguato... e lo spirito va fatalmente precipitando nel dolore della natura senza sorrisi.
Mi perdoni l’umore. Si assicuri della mia devota e rispettosa amicizia. Ottone
Ossequi ai suoi.

67. Ottone a Egle. 6 aprile 1917. Cartolina militare. TP: PM 8° C.d.A., 8.4.17; TA: [?], 10.4.17.

Zona di Guerra li 6-4-917

Gentilissima
Alla mammina buona un augurio vivissimo di buona Pasqua. Anche alla mammina cattiva (che à abbandonato il figlioccio) auguri tantissimi e... un perdono.
É strano vero? elargire un perdono quando si è debitori, oltre che di tante gentilezze, anche dell’acquisto di una mammina come la mia. Eppure sento di doverlo dare e sentirei quasi il bisogno di vederlo accetto. Ma non scherziamo e porga tanti rispetti ai Suoi e tanti auguri.
Si ricordi sempre del figlioccio.
Saluti saluti Ottone Costantini

68. Ottone a Sandra. 18 aprile 1917.

Zona di Guerra 18-4-917

Cattivissima signorina
Oggi ò riveduta la nota calligrafia che conserva ancora la mia traccia. É stato come il ritrovamento di una parte di me (certo della parte migliore).
Come prima ò avuto l’impressione che anche i pensieri tracciati su quella falsariga mi appartenessero. [...]

69. Ottone a Egle. 19 aprile 1917. Un’annotazione tarda, di mano di Ottone, sul margine della lettera in corrispondenza delle parole: Mi son trovato con un compagno... reca: Monfortino, ossia Monte Fortin (cfr. n. 73).

Zona di Guerra li 19-4-917

Mammina buona
Quando una parola buona giunge nell’isolamento arido di una esistenza primitiva è come se un nuovo orizzonte di luce si aprisse all’animo inacerbito; ma se poi questa parola giunge, come la sua, in un momento di trepidazione e di forti emozioni, porta un rivolgimento, una commozione così profonda che male si esprime a parole.
Abbiamo preso una nuova posizione l’altro ieri: i primi movimenti di preparazione della batteria furono svelati dal nemico, che, premuroso, ci accolse con cordialissimi saluti di fuoco[9].
Mi son trovato con un compagno a dividere le ore lunghissime di tutta una mezza giornata di tali convenevoli.
Schivati a mala pena i primi; una fossa generosa ci offrì modesto ricovero nell’immediata vicinanza del bersaglio.
Si ebbe così la segnalata distinzione di posti di prima fila a sedere... per terra.
Lo spettacolo era grandioso ed emozionante e lo spettro sinistro che svolazzava sulle nostre teste con sibili minacciosi, non poteva toglierci la curiosità di osservare, arrischiando il capo sopra terra, dove ancora un commovimento di cose ci fremeva intorno.
Lontano nostri compagni ci osservavano trepidando; e dalla vecchia posizione anche mio fratello seguiva i tiri!...
E la cura soverchia dei nostri avversari durava a lungo: la noia si sarebbe impadronita di noi se un giornale dimenticato in fondo ad una tasca non fosse sorto a sollevarci lo spirito. Si parlava di russi, si parlava di inglesi e sentivamo... gridar tedesco così forte!
Quando Dio volle si fece notte; allora si respirò un po’ liberamente e ci ridemmo all’opre, non senza aspettarci un’aggiunta ai complimenti passati. Ma non venne.
Ora siamo istallati ed attendiamo il duello.
Qui comincia il capitolo primo dell’epica primavera che si inizia.
L’avvenire è nostro; ma quante primavere ancora?
Accolgo il suo augurio come una promessa di successo, a cui non verrà meno la nostra volontà.
Accolga l’espressione più sincera della mia devozione.
Ossequi ai suoi. Ottone Costantini

70. Ottone a Sandra. 25 aprile 1917.

Zona di G. 25-4-917

Mia buona Sandrina
Lascia che ti chiami così per la prima volta. [...] Sapessi quali sofferenze ò patite da quel funesto giorno che su i nevai di Monte Baldo lessi il tuo addio! [...] Ricordo che per molti giorni vissi come un automa, poi un giorno, in un momento di sosta, in un bosco folto, dove tagliavamo alberi per opre di difesa, confidai alla carta uno sfogo sconsolato di dolore.
E scrissi, scrissi nervosamente, a sbalzi a imagini vive, la storia del lungo tormento. Avevo idea di farti recapitare quello scritto: volevo che fosse come la parola rivelatrice d’un morto. Ma l’ombra dell’altro, il disgusto di turbare la tua felicità, inutilmente, s’oppose. Conservai quel foglietto per mesi e mesi. Nelle ore di solitudine il leggerlo ancora mi procurava un tormento voluttuoso. La speranza si celava in fondo e balzava pazzamente fra le righe. Lo lacerai all’ospedale, quando il ritorno mi toglieva ancora la forza di sperare[10].
E dire che tanto deserto attorno, l’ò fabbricato con le mie mani! Il timore di legare alla mia incerta esistenza un’esistenza preziosa dettò falsi ritegni alla mia espansione. Attendevo tempi migliori e perdevo così il conforto più grande concesso a un morituro: “dividere i sacrifici i timori le sofferenze”. [...]
 


[1] Egle era una sorella di Sandra, di poco più giovane di lei. Nel giugno del 1916 Ottone, con la 231a Batteria dell’83° Gruppo d’Assedio, si trovava sull’Altipiano d’Asiago. E qui, sul Monte Baldo, nel pieno dell’offensiva austriaca, aveva ricevuto la lettera con cui Sandra gli annunciava di voler troncare una relazione che la imbarazzava e di aver incaricato Egle di supplirla nelle funzioni di madrina. Ottone rievocò quei giorni, alla ripresa della corrispondenza con Sandra, nella lettera del 25 aprile 1917 (n. 70). Ottone aveva creduto che Sandra stesse davvero per fidanzarsi con un altro. In realtà Sandra non era legata a nessun altro e, sia pure pel tramite di Egle e (più tardi) di Ivo, era ben decisa a tener viva la relazione con Ottone

[2] Secondo il foglio matricolare (per altro piuttosto inattendibile, visto che non registra il secondo – più grave e più certo – ferimento di Ottone del febbraio 1917) il 16 giugno “nel combattimento sul Piave 116 di Asiago” (una posizione che non so individuare) Ottone avrebbe riportato una ferita da arma da fuoco al braccio destro. Poiché di questa ferita non ho mai sentito parlare, del fatto non ho altri riscontri salvo alcune evidenti analogie con la trama di un racconto dichiaratamente autobiografico che Ottone abbozzò in quel torno di tempo. Il protagonista è un “baldo” (come il Monte dove si trovava Ottone) ma troppo timido Tommy, silenziosamente innamorato di una bionda inglesina. Ferito in combattimento, in ospedale viene a sapere che la sua bella si è sposata. Senza aspettare la piena guarigione decide di tornare al fuoco e muore (cfr n. 84.). Se Ottone fu effettivamente ferito, dopo nemmeno un mese era di nuovo in linea, proprio – si direbbe – come il protagonista del racconto (salvo il finale, naturalmente).

[3] La 231a Batteria d’Assedio, passata dall’83° al 139° Gruppo (inquadrato nel 10° C.d’A.), compare intorno alla metà di luglio tra quelle impegnate nell’azione contro M. Cimone: AUSE, Comando Generale Artiglieria, E 6, racc. 11, Com. Brigata Artiglieria d’Assedio del 10° C.d’A., n° 1183, Modalità relative all’esecuzione dei tiri nell’operazione di M.Cimone, 18 luglio 1916. Sulle operazioni di luglio vedi anche (ivi, racc. 9) le relazioni quindicinali dei Comandi Artiglieria della 1a Armata e del 10° C.d’A., per altro assai sommarie (e il Comando Generale dell’Artiglieria ebbe a lamentarsene); altrettanto sommari per lo stesso periodo i Diari Storici del Comando Artiglieria del 10° C.d’A. (AUSE, DS, 115D. 28b, DS giugno-luglio 1916).

[4] Il movimento delle batterie destinate al fronte dell’Isonzo ebbe inizio il 23 luglio (AUSE, Comando Generale Artiglieria, E 6, racc.9, Relazione quindicinale Com. Artiglieria 1a Armata, 31 luglio 1916). Il trasferimento da un fronte all’altro si compì, come è noto, in soli tre giorni, tra il 27 e il 29. La 231a avrebbe preso parte alla battaglia di Gorizia col 39° Gruppo d’Assedio del 6° C.d’A.

[5] Ivo era stato mobilitato nel luglio. Il 31 di quel mese aveva mandato a Sandra una cartolina di saluti da Canelli, in provincia di Alessandria: apparteneva allora al 7° Fortezza. In agosto era stato trasferito al 5° Reggimento. Più tardi avrebbe raggiunto Ottone nella 231a Batteria d’Assedio del 3° Reggimento, diventando – dopo Egle – un altro tramite delle relazioni epistolari tra Ottone e Sandra.

[6] Si tratta dell’attacco dell’8° C.d’A. alla Vertoibica. La 231a Batteria (dipendente dalla 5a Brigata d’Assedio) al comando del capitano C. (già comandante della 4a Batteria, ex-13a B) faceva ora parte con la 81a e la 88a batteria del Gruppo Ginocchio (senza numero) del Raggruppamento 9 bis (poi 38°) e operava sul fronte della 12a Divisione: il 10 e l’11 ottobre aveva il compito di battere il cimitero di Biglia (AUSE, Com. Gen. Artiglieria, E 6, racc. 11, 5a Brigata d’Assedio, Ordini e comunicazioni, Raggrupp. 9 bis, fasc. 1-15 ottobre 1916).

[7] É scritto: inarridisce.

[8] Gli schizzi, assai precisi e corredati di minuziose didascalie, sono in verità tre: una veduta esterna e due interne. Della baracca costruita da Ivo esistono diverse fotografie. Sulla possibilità assai limitata di abitarla vedi quanto Ottone ebbe a scrivere a Sandra nella lettera del 17 maggio 1917 (n. 79).

[9] Nell’aprile del 1917 la 231a Batteria d’Assedio (ora del 57° Gruppo del 38° Raggruppamento) – armata con tre cannoni da 149A R.M. – era a Mainizza e batteva obbiettivi sul fronte della 7a e della 48° Divisione e della Brigata Messina (AUSE, DS, 115/S. 53 G, Impiego delle batterie di medio e grosso calibro dipendenti dall’8° C.d’A., aprile 1917, all. al DS Com. Artiglieria 8° C.d’A). La nuova posizione di cui parla Ottone dovrebbe essere – come indica un’annotazione tarda di Ottone – quella di Monte Fortin, un’altura sulla destra dell’Isonzo non lontana da Mainizza. Delle posizioni di Mainizza e Monte Fortin Ottone ha conservato diverse foto (vedi più avanti la nota 75)

[10] L’ospedale di cui qui si parla è quello di Udine dove Ottone fu ricoverato nel febbraio del 1917. Lo scritto era l’abbozzo del racconto scopertamente autobiografico, su cui cfr la lettera del 30 maggio 1917 (n. 84).

 

O. Costantini

Lettere dal fronte


Indice

F. Cataluccio
Prefazione

C. Costantini
Un contabile alla guerra
Note e avvertenze

Il primo fronte
1-15 16-29 30-46

Asiago-Bainsizza
47-70 71-94 95-119 120-141

L'ultimo anno
142-163 164-184 185-204 205-222

 

 
 

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