95. Ottone a Sandra. 29 giugno 1917

Zona di Guerra 29-6-917

Sandrinella cara, mia buona amica

Ieri ò provata una di quelle belle emozioni che riempiono l’animo d’entusiasmo e di fiducia. É stata un’emozione brusca, di sorpresa, che ci à lasciati per qualche momento smarriti fra la sorpresa e il timore.

Era l’imbrunire, uscivamo da una casupola adibita a mensa sott’ufficiali (ora abbiamo anche una buona mensa) quando una salve di tre colpi, vicinissimi ci fece sobbalzare. Non avevamo ancora stabilito se potevano essere in arrivo o in partenza che altri tre, quattro, dieci colpi tremendi, e vicini e lontani rintronano, straziano l’aria e a questi [seguono] altri ancora, incalzanti, furiosi, laceranti. In un istante il pandemonio è generale, infinito, pazzesco. Tutto trema, vibra, s’inabissa nel frastuono. Il cielo è attraversato da centinaia di proietti sibilanti, è insanguinato da bagliori, da lampi sinistri, interminabili. Tentiamo parlarci, per intendere quello che sta per succedere e gridiamo, ma le nostre voci sono coperte dal can-can infernale. Corriamo per raggiungere punti più sicuri, curvando istintivamente il dorso.

Abbiamo bocche da fuoco che vomitano morte tutt’intorno [1] a noi: ne abbiamo alle spalle, ai lati, ne abbiamo avanti, e tutte sembrano far rasentare [a]i loro ordini incandescenti le nostre teste. Restiamo sbalorditi e meravigliati, senza saperci spiegare il fatto inaudito. E intanto il commovimento vulcanico continua, accelera: tutti i calibri sono in azione, dai più piccoli a[i] più grossi, ai grossissimi. Poi, come per incanto, immediatamente diminuisce, rallenta, si spegne.

Sembra un gioco fantastico, un’allucinazione e ne chiediamo il significato.

La meravigliosa genialità del generale Cappello [sic] (il vincitore di Gorizia) [2] à saputo organizzare concentramenti istantanei di fuoco infernale di tutte le batterie, anche le più lontane, in un sol punto, in un sol momento.

E questo avviene con una precisione matematica, con un’efficacia strabiliante [3].

Sarà inutile far rilevare i vantaggi di questa portentosa organizzazione: troppo si manifesta anche agli incompetenti; dirò invece che a noi, vecchi di esperienza bellica, riempie l’animo di ammirazione e di entusiasmo.

La raffica fu ripetuta altre due volte nella notte e ti giuro che gli egregi avversari mediteranno ora sulla nostra potenza.

Con tutto questo non si sono fatti ancora vivi e speriamo vogliano lasciarci tranquil[l]i ancora per molto, ma comunque saremo sempre pronti a riceverli. Dove mi trovo io presentemente non posso dirlo assolutamente, quindi di questo argomento non se ne parli più.

Posso dire però che mi ci trovo benissimo ora e spero trovarmici bene anche in seguito. Ivan ti potrà dire qualche cosa a voce giacché si prevede prossima la sua licenza e forse farà una capatina anche a Roma. Egli è sempre con me e ti saluta tantissimo... ma non gli ò detto ancora... sospetta sempre e sorride... ed io non vogli[o] profanare il mio segreto. [...]

La fotografia: un potente bombardamento nemico, nel maggio scorso, su le montagne sotto la punteggiatura (Dosso Faiti). Osserva attentamente le leggere nuvolette e la foschia prodotte da migliaia di colpi. La crocetta a sinistra indica una nostra posizione. Quella di Savogna [4].

96. Ottone a Sandra. 1 luglio 1917.

Z. di G. 1° luglio 1917

Sandrinella mia

Ecco, per la tua soddisfazione, la fotografia, forse un po’ incolore, del nostro paradiso terrestre.

L’entrata, aperta sulla strada maestra per G...[5] à il ricordo della sontuosità di un tempo, ma più evidenti ancora i segni della violenza di oggi. Un viale ombroso e verde... sino tra la ghiaia conduce nell’interno della villa facendoci passare per un grazioso ponticello che è gettato su di un largo e fresco canale. La villa... naturalmente non c’è, ma viene degnamente rappresentata da una casupoletta, che à la meravigliosa proprietà di essere ancora in piedi e intatta.

Da questo punto lo sguardo spazia dominando un panorama pittoresco e solenne. Centinaia e centinaia di giganteschi pioppi (veterani dalle enormi ferite) intrecciano un’altissima cupola verde tutto in torno, e piazzale, viale e aiuole sonnecchiano nella deliziosa frescura chiazzata di sole.

Percorrendo le minuscole stradicciuole che conservano ancora l’impronta d’una cura sapiente, costeggiamo quel ramo dell’I... [Isonzo] che scorre nel fondo di un vasto fossato: via principale del nostro villaggio. Dietro la scarpata di questo fossato stanno costruite delle minuscole baracchette, incastrate nel terreno. Sembra uno stabilimento balneare; e qui la vita scorre tranquilla e lieta, quasi spensierata. Tutti àn saputo portare qualche piccola comodità alla modesta abitazione. Per tutto piccoli chioschi verdi presso l’acqua cristallina.

Ma verso la fine di questa trogloditica città la stradetta ci porta nuovamente sul prato, dove più folti sono gli alberi. Qui la guerra à lasciate più tracce. Enormi tronchi divelti o spezzati giacciono seminati per ogni dove, buche spaventose di grossi calibri sono allineate, come tante vasche, con la bizzarra escavazione di vortice. Nel profondo di una di queste l’umorismo di qualche artigliere à suggerito di trapiantarvi un alberello. La buca è stata trasformata in aiuola ed ora fa pompa di sé. Ma poco più in là in un’altra, d’aspetto pauroso, è adagiato un tumulo. Una croce e pochi fiori vizzi narrano, monotona e incessante, la tragica istoria ai serventi di guardia dei nostri pezzi.

E i nostri pezzi dove è più ombroso il bosco stanno in agguato, tranquilli. A volte d’improvviso si destano; allora la valle e i monti si animano, vibrano. Ritrovano nell’infinita gamma dei mille suoni, l’eco di gridi di vittoria tuonanti e il brontolio lamentoso di un rimpianto. L’effetto strano che incombe nell’animo alla voce dei nostri bestioni d’acciaio non si scuote! Il rimpianto à una nostalgia dolorosa e dolce, un senso indefinito di ricordi graditi e inafferrabili.

Si direbbe la voce indistinta di una persona cara e lontana. [...]

Della fotografia di oggi (di eccezionale interesse) non posso dir molto per la censura: vedrai la prima linea nostra in questo lungo fossato a sinistra difeso dai cavalli di frisia. La prima linea nemica lungo la scarpata è fra quelle case. La casa punteg[g]iata sopra era un pericoloso appostamento nemico, demolito dalla nostra batteria pietra per pietra.

97. Ottone a Sandra. 3 luglio 1917.

[...] Vivo ora tranquillo come non lo fui per il passato: sento proprio sfiorarmi una misteriosa protezione vigile, che non mi abbandona mai. E la dolcezza che ò in cuore per tante affettuosità premurose è come un balsamo alle non poche contrarietà che di quando in quando mi danno addosso.

Sapessi quanto spirito di sacrificio e di vero patriottismo è necessario per combattere i nemici interni! Quei nemici incoscienti e cattivi, più pericolosi del tedesco armato. Ma non parliamone, che il disgusto dà la nausea. La vita, purtroppo, anche nelle sue manifestazioni più nobili, non può mantenersi sempre in un’atmosfera purissima di idealità. À troppi difetti! ed il loro peso la costringono [sic] così sovente ad abbassarsi nel fango. Confortiamoci solo che l’umanità è sulla via di un progresso che certo non potrà mancare. Vedremo poi cadere tanti malefici effetti della sua imperfezione.

Se io penso al nuovo impulso che verrà dato alla causa della giustizia e della civiltà da questo terribile momento storico, sento che tanto sangue non fu versato in vano ed il dolore si cambia in ammirazione devota per i tanti che ànno dato la giovinezza all’opera di redenzione. A quella redenzione che non à confini di patria, a quella rigenerazione che à spinto tanti popoli diversi a combattere per un’unica idea. Vedo che il mio sogno antico, che mi valse il nome di “poeta” nella lieta e savia compagnia di un tempo, va ora concretandosi e prendendo vita. Riparleremo anche di questo, a voce, non è vero? Ti dirò tutto l’animo mio travagliato. E sarà gran conforto. Ma che sia presto! Addio mia Sandrinella Ottone tuo

P.S. La fotografia à sorpreso lo scoppio di un 381 in un giorno d’azione in località che ora non posso dire. Ammira l’enorme colonna di fumo, sebbene lontana. É un colpo austriaco.

98. Ottone a Sandra. 5 luglio 1917. Cartolina militare. TP: PM 8° C.d.A., 6.7.17

Zona di Guerra li 5-7-917

Sono stanco, stanchissimo questa sera e dovrei rispondere tanto a lungo a due carissime tue pervenutemi oggi. Mi riservo di scrivere domattina. Stasera solo ringraziamenti e saluti tantissimi.

Dammi sempre tue buone nuove. Ottone

99. Ottone a Sandra. 6 luglio 1917.

[...] Immagina quanto desidero la fortuna di mio fratello, che forse domani o dopodomani già volerà verso Roma! E tu ài potuto credere ch’egli possa trascurare di venirti a salutare? E gli fai dire quella brutta frase di noncuranza! Che diamine! Che il burbero[6] sia divenuto proprio selvaggio! Non lo credere, ché anzi egli à una speciale stima e considerazione di te. Me ne sono accorto più volte. Eppoi se anche io non volessi dirgli ancora nulla della nostra felicità, credi che non l’abbia già capita per metà o... molto più!? Mi narrerai, dopo, il vostro colloquio, che io mi auguro vicinissimo.

Addio Sandrinella, ti invio tutte le affettuosità... d’un tramonto campestre. Ottone tuo

La fotografia: La passarella di..., vicinissima alla linea nemica. É interrotta perché di giorno, con quella vicinanza, verrebbe demolita o non sarebbe utilizzabile. Si completa ogni volta che vi è ragione di azione, sotto un fuoco... che non riscalda certo. La tranquillità di quei due che si vedono fotografati è abbastanza imprudente. Saluti.

100. Ottone a Sandra. 10 luglio 1917. Cartolina militare. TP: PM 8° C.d.A., 11.7.17.

Zona di Guerra 10-7-917

Sospendi corrispondenza fino a nuovo av[v]iso. Partiamo per l’Italia destinazione ignota per adesso [7].

Anche quest’anno un po’ di riposo!

Salutissimi e guarisci presto. Addio Ottone

101. Ottone a Sandra. 12 luglio 1917.

Zona di Guerra li 12-7-917

Sandrinella mia

Non siamo ancora partiti per la sospirata e bella Italia. Il promesso riposo ci sorride, come si può sorridere alla bella del cuore; come sorrido di compiacimento al tuo pensiero. E l’idea del riposo, dell’Italia, di te si fonde in un contento indescrivibile che a volte non so rattenere, anche nelle sue manifestazioni più chiassose. Tutto ci è ignoto ancora. Il bello e il brutto dell’inaspettata avventura son celati nel più fitto mistero, ma sappiamo di dover rivedere paesi civili, dove le raffiche di morte non passeranno, dove si dimenticherà la strage: e questo ci basta. Sarà un giorno, sarà un’ora? Non fa nulla! La parentesi si apre, si fuga il tedio monotono, si rinvigoriscono le sorgenti dell’energia e l’animo può guardare con più fiducia ad un avvenire di pace prosperosa.

Ognuno accarezza un sogno, apre il cuore alla speranza. Si vede il nostro paese nati[o] o d’elezione come la probabile meta del ritorno e si almanacca tanto (troppo forse). Imagina! vi son di quelli che credono di dover giungere fino a Napoli, altri al contrario fermano col pensiero il nostro viaggio a Mestre, a Verona, a Novara. Per fortuna vi sono anche tanti che sospirano Roma e quale contributo di voti metta io in questa speranza puoi pensarlo! Purtroppo però non sarà nulla di tutto questo. Per le ipotesi più attendibili si dovrebbe credere che si debbano avere nuovi pezzi o a Piacenza o a Genova o probabilmente anche a Verona. Ma quando poi si è tanto discusso, si finisce sempre per riconoscere che non si può conoscere nulla del vero. E attendiamo quindi con tanta ansia.

Sappiamo di certo solo che il mattino del giorno 17 corr.te saremo in treno e che ora ci troviamo a disposizione del Comando Supremo per formare in paese nuove batterie d’assedio (questa volta però non c’entrano le reclute, quindi la permanenza sarà un po’ più breve).

Lo pensi se mi riuscisse fare una scappata fino a Roma! Ricordi che giorni addietro scrivevo d’aver presentimento di ritornare prima dell’inverno? Ero proprio indovino! Vedrai che tutto andrà per il meglio. [...]

102. Ottone a Sandra. 14 luglio 1917.

Zona di Guerra 14-7-917

Mia cara

Sono completamente soddisfatto di saperti migliorata. Ò fiducia che quanto prima mi parlerai della tua guarigione e te lo auguro con un trasporto di cuore che tu sola potrai comprendere. Ò vissuto qualche giorno di malumore per questa tua indisposizione. Mi sembrava di dovermi rimproverare la tua applicazione epistolare, che non è certo piccola fatica dopo il lavoro della giornata e lo studio. Vorrai perciò alleggerire il mio rimorso col diminuire, fino a guarigione, la portate delle tue corrispondenze, che mi saranno sempre carissime e preziose. É una preghiera che ti rivolgo, ma pure un ordine, che non devi trasgredire in nome dell’affetto che mi porti. Te ne sarò grato. Io al contrario cercherò d’intrattenermi con te più a lungo che sarà possibile (per quanto questa possibilità è molto incerta). Intanto proprio ieri mi fu impossibile inviarti un sol rigo ed oggi rubo un po’ di tempo al riposo, per non dormire col peso d’un silenzio tanto gravoso. Sapessi quanta attività di preparativi per questa nostra partenza che sembra tanto lontana per il nostro desiderio ed è pur così vicina! Mi si riaffaccia ogni tanto l’idea di Roma e debbo fugarla per non rallegrarmi troppo, per non impazzire. Sarebbe troppo triste sognare di poterti rivedere, al fine, così presto e vedersi confinare poi, quasi a dispetto, in una cittaduzza sconosciuta e indifferente.

Abbiamo però tanta speranza di essere inviati a Genova. Vorrò cercare per le vie, per le strade l’orma del passo tuo; mi figurerò di vederti spuntare in lontananza e venirmi in contro come per un ritorno del passato. Sarebbe così bello avere l’illusione di vederti uscire dal bel palazzo di Via Venti Settembre o d’incontrarti nella ridente Via Corsica [8]. Sei mai stata di notte sulla rotonda di Via Corsica a contemplare il mare nero nero e il porto addormentato, carico di luci scialbe? Non ò potuto mai guardare quel meraviglioso spettacolo senza sentirmi l’animo commosso da una profonda, infinita tristezza, piena di rimpianti. La maestosa solennità che acquista la notte in quell’angolo silenzioso à una forza di suggestione alla quale non si può sfuggire.

Ricordo di aver trascorso lunghissime ore in quel luogo, in compagnia d’un paio di amici, e fino a notte altissima. Pure il distaccarmene era sempre doloroso. Sono un adoratore del mare e soprattutto della natura espressiva. É infinita la varietà delle bellezze in colori, ma io la voce cerco in ogni cosa: l’espressione, il sentimento.

E quelle deliziose serate di melanconia dolce, accese di desideri indefiniti, che videro la mia tormentata fantasia giovanile, riportano ora a folla i ricordi dei tempi indimenticabili! Di quanti fantasmi à popolata l’atmosfera bruna di Genova il mio sognare irrequieto!

Se penso ai tempi che furono, provo l’impressione d’aver vissuto tanto, d’aver vissuto due volte! (Siamo in piena metempsicosi!!!) Ma lasciamo in pace il passato e pensiamo solo all’avvenire, che in fondo non è altro se non il fiore di quella radice. Ò sognato tanto l’amore ed oggi posso dire: Siamo felici! è vero Sandrinella? Ecco il fiore. Ottone tuo

103. Ottone a Sandra. Piacenza, 18 luglio 1917. Cartolina militare. TP: Piacenza 19.7.17

Zona di... riposo li 18-7-917

Abbiamo fermato il nostro lieto volo nella festosa Piacenza.

Attenderò ora con ansia tue buone nuove al mio nuovo indirizzo.

Ò viva speranza di poterti rivedere prestissimo per brevi giorni. Non dimenticare di farmi conoscere la tua nuova abitazione.

Ti saluto tantissimo. Porgi i miei rispetti ai tuoi. Ottone

104. Ottone a Sandra. Piacenza, 22 luglio 1917.

Piacenza 22-7-917

Mia cara

Dopo un silenzio forzato di un paio di giorni eccomi a te, cara e desideratissima, con un sorriso un po’ triste ma temperato di speranza. Mi ero lusingato di poterti rivedere tanto presto, anzi subito che ci fossimo un po’ sistemati ed ecco che il turno di licenze (brevissime) accordate verrà ad allontanarsi ancora, per far posto ad altri che per pochi giorni ànno un diritto maggiore. Prevedo che la mia licenza sarà ritardata di un mesetto circa, ma non dispero che un qualche ripiego io possa escogitare a mio vantaggio per affrettare il ritorno.

Volerò a te per brevissimi giorni, forse due, forse tre al massimo, ma saranno sufficienti per calmare la tormentosa attesa. [...]

Le fotografie: una mitragliatrice appostata. À straordinaria somiglianza di ambiente al posto del cannoncino che ebbi l’anno scorso. La seconda fa vedere il ponte presso il quale era la famosa casetta delle rondinelle. Questa resterebbe al di qua del fiume (Isonzo).

105. Ottone a Sandra. Piacenza, 23 luglio 1917.

Piacenza 23-7-917

Mia cara Sandrina

Il refrigerio d’un’ora fresca notturna mi riconduce a te col desiderio intenso dei momenti di sereno godimento.

Bruciamo lunghissime ore in questa città-fornace, provando le vertigini del sonno e dell’esaurimento, attraverso un’attività insignificante ed opprimentissima. Credevo che la primavera più ridente di colori e di frescura dovesse riceverci ed invece, con l’indifferenza della popolazione, abbiamo trovato l’ostilità maggiore del clima. Se durerà ancora qualche giorno questo calore, arriverò a Roma bello arrostito, da far invidia a un capretto.

Ci alziamo la mattina... ferocemente presto... sia per antica consuetudine militare che per tirannia dell’ora ufficiale... Restiamo lunghe ore avvolti di vapori (con la speranza del refrigerio atteso d’un acquazzone) ma occhieggia Febo appena all’orizzonte, che tutto si accende in torno come nei finti incendi a teatro. Comincia l’arrosolamento!

Già l’attività di tavolino è quasi al termine e quando le strade dardeggiano del più bel sole leonino, m’avvio al Comando di Reggimento, al quotidiano rapporto. Un’ora e mezza di strada nella... prescritta (e indicatissima!) tenuta di panno invernale (giorni or sono portavo ancora la mutanda di lana, in mancanza momentanea delle altre). Il ritorno, il pasto frugale, il disbrigo della corrispondenza d’ufficio e delle pratiche più urgenti, vien fatto in una sonnolenza morbosa, quasi incosciente.

Se il lavoro impedisce un po’ di sonno, si resta in attesa del tramonto per avere un po’ di respiro.

E giunge il tramonto tra mille invocazioni, come chiamato ad una festa. Gli sguardi si rianimano e la fantasia addormentata riprende vivacità. Le ore belle cominciano, ma è per poco. La tiranna ora anticipata ci manda a letto prima del sole. E qui la tattica per schivare l’ingiusto tormento. E riusciamo sempre a far ore piccine al fresco, inosservati. Neppure candide lenzuola, su buoni pagliericci, riescono ad attrarre il nostro desiderio. E le lenzuola sono ora un lusso inaudito!!

Quando finalmente entriamo in dominio del letto, la voluttà di libertà ci fa gittare ogni indumento che solo lievemente aggravi il nostro corpo. Per troppi mesi gli abiti furono, ora in parte or completamente, tenuti quasi inchiodati addosso giorno e notte e notte e giorno! Ora liberi fra le candide lenzuola, come pesci nelle acque purissime! Ti lascio per tuffarmi nel candido bagno di tele. Buona notte. [...]

106. Ottone a Sandra. Piacenza 26 luglio 1917.

Piacenza 26-7-917

Sandra cara cara

Credevo ti fossi dimenticata di me. Sono tre, quattro giorni che non ricevevo tue nuove e ieri cominciai a non essere più di buon umore. Ò passato il tempo in un’attesa continua fra una distribuzione e l’altra di posta. E il lavoro, le corse fra il Comando, la caserma e i magazzini ànno potuto solo attenuare il fastidio dell’attesa vana. Sapessi di quante insignificanti seccature è formata la vita di caserma in zona di pace! Ci sarebbe da meritarsi la palma del martirio. Quanta pietà m’ispirano quei miseri imboscati che per viltà si sottopongono alla più severa disciplina in paese, ai lavori più improbi. Li vedessi questi occhialuti, curvi sulle carte dalla mattina alla sera, col loro aspetto florido e signorile, adorni spesso di nomi illustri.

Sono d’una gentilezza e d’una sottomissione esemplare... quasi, se non fosse servile. É pur bello sentire la propria coscienza passar agile e altera in mezzo a tante volontà prone per paura. É la grande soddisfazione del dovere compiuto con animo risoluto. Questi esseri ànno per noi quel rispetto di suggezione, che è la peggiore condanna loro e della loro incapacità.

Ma quanto spesso, urtanti, escono dalle loro bocche, incoscientemente, discorsi frivoli, di piccoli intrighi, di tresche iniziate, di tranelli tesi, che noi vediamo oggi e intuiamo risolti un giorno, quando noi, nuovamente al fronte, avremo dalla vita quelle durezze e quelle ansie che fanno ritenere impossibili preoccupazioni tanto meschine. E a considerare si prova l’impressione di non appartenere più al numero dei vivi; di quelli che possono parlare del domani. Eppure anche noi serriamo in cuore un avvenire. E un avvenire forte di dolori, di speranze, di gioie. Nel tacito lavorio del nostro cervello i progetti si svolgono saldi e reali, senza meschinità: come l’ora tragica à insegnato a pensarli e vederli. Domani sapremo anche noi vincere le nostre battaglie, già provati allo sforzo e all’ardire. [...]

107. Ottone a Sandra. Piacenza, 31 luglio 1917.

Piacenza li 31-luglio 917

Sandrina mia

Ò avuto la costanza di sottopormi per più giorni a una attività insolita, intensissima, pel miraggio della scappatina di Roma. Ò rinunziato a tante ore di libertà ed ò persino rinunziato a scriverti in attesa di poterti telegrafare l’arrivo: ed ecco che tante liete speranze precipitano nel nulla. Nel nulla freddo, livido, schernitore. Non ci rivedremo più!

La compagnia è stata mobilitata di nuovo ed assumerà il nome di 740a Batteria d’Assedio. Ora stiamo ritirando il materiale d’armamento e per il 5 prossimo agosto ancora partenza.

E pensare che si sperava in un paio di mesi di riposo! Bel riposo che abbiamo fatto. Questa volta ci ànno assegnati i mortai da 210. Bocche da fuoco comode... fino a un certo punto... Ma non mi interesserebbe nulla questo se non fossi costretto di ripartire, per la terza volta, con quell’antropofago di capitano. Qua la censura non si passa e ti posso dunque dire chiaramente che preferirei essere assegnato ai bombardieri anziché avere ancora quel bel mobile vicino. Vedrai però che se dovesse riprendere i trattamenti di una volta, qualche sciocchezza sarei costretto a farla per togliermi dalle sue grinfie.

Scrivimi presto col nuovo indirizzo (740a Batt. d’Assedio, Piacenza) e ridammi quel sorriso che per molti giorni sarà morto sul mio labbro, certamente.

Ti saluto in fretta prima che l’umor nero abbia a dilagare.

Addio mia cara amami tanto tanto Ottone tuo

Pensa che la mia licenza era già fatta e attendevo la firma quando mi venne respinta!

108. Ottone a Sandra. Piacenza 3 agosto 1917.

Piacenza 3-Agosto-917

Sandra Sandra mia

Sono ancora in preda ad un’agitazione infinita e tumultuosa; vorrei ridere, vorrei piangere, vorrei gridare che tu mi udissi. [...] Ho udita la tua voce santa, tanto distinta e carezzevole. L’emozione mi velava l’animo ed il cervello, parlavo, gridavo e avrei voluto solo ascoltare. [...]

Ma dimmi, dimmi: sentivi la mia voce? Quell’infame apparecchio ci à ostacolato tanto. Non parlavi tu forse dalla centrale telefonica? lo sai che solo quegli apparecchi sono adatti per le grandi distanze? Volevo dirti tante cose, ma non m’intendevi. Ti ò parlato della nostra partenza che sarà per il giorno cinque, ma dissi pure che può essere rimandata non essendo ancor terminato il prelevamento di tutto il materiale. Volevo anche rassicurarti sulla nostra sorte che sarà certo migliore di quello che si può pensare, ma tu sei restata timorosa. Sono profondamente addolorato di aver destato l’allarmi nel tuo animo con una lettera un po’ triste, solito prodotto di momenti poco felici. Pensa e stai certa che io riparto con tanta tranquillità quanta certo non ne avrei per qualsiasi altro viaggio. É ormai la terza volta che faccio questo passo ed è cominciata la consuetudine e l’indifferenza. Per il noto superiore non devi darti pensiero. Si combattono tanti nemici, si può a maggior ragione non curarsi di lui. Del resto lo considero come un piccolo castigo dovutomi: potrei avere tanti difetti sconosciuti! Pensa intanto che, forse, coi nostri mortai [corretto su: pezzi] andremo sul Trentino e allora addio perfida fronte Giulia.

Il tuo desiderio di venirmi a trovare a Piacenza mi à commosso oltremodo. Ti sono riconoscentissimo per averlo pensato; e non solo riconoscente, ché non ò parole per significare un sentimento trabocchevole di mille affetti. Ma questo viaggio non può avvenire e non deve, è troppo lungo eppoi... sarebbe un bene? Ne usciremmo più forti dalla prova? Lo dubito! lo dubito molto! sento il cuore troppo gonfio, lo spirito troppo tormentato! Senti, perché tutto vada per il meglio amami sempre così, amami tanto e scrivi, scrivilo che mi vuoi bene. Dammi anche notizie della tua salute, sempre. Ossequia i tuoi e la mamma in specie. Addio cara, addio, addio, addio. Ti stringo la mano fra le mie forte forte. Ottone tuo.

109. Ottone a Sandra. 9 agosto 1917. Cartolina militare. TP: PM [?], 11.8.17.

Zona di Guerra li 9-8-917

Cara

È consuetudine dire: “giunto felicemente”, ma che diamine à da vedere la felicità con un viaggio come questo? Posso affermare piuttosto, con più proprietà: sono arrivato tutto d’un pezzo... anzi addirittura pietrificato. Imagina due giorni di lavoro febbrile e due notti completamente bianche! Quando uscii dal telefono, ancora tutto raccolto nelle impressioni del colloquio, m’incontrai con Ivo che mi trasmise una valanga di ordini. La batteria doveva partire la notte stessa. Cominciarono allora le corse e l’affaccendarsi. Il primo riposo lo abbiamo avuto questa notte, dormendo sotto un carro, come i più miseri carrettieri. Il secondo valzer... è cominciato.

Salutissimi Ottone.

110. Ottone a Sandra. 11 agosto 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 11.8.17.

 Zona di Guerra 11-8-917

Mia buona amica

Mi lusingavo poterti scrivere lungamente e invece devo approfittare di un momento così poco tranquillo che certo non favorisce né l’espansione, né la chiarezza. Siamo finalmente alla posizione ultima, sebbene non ancora sistemati completamente. Il settore è interessantissimo e l’onore fattoci questa volta ci inorgoglisce: siamo in linea assieme a un gruppo di bombarde.

Questo fatto non deve impensierirti perché abbiamo meravigliosi angoli morti e perché presentemente mi trovo un po’ discosto dalla batteria, in luogo sicuro. Era naturale che si dovesse vedere tutta la guerra, noi vecchi del fronte, e può darsi che un bel giorno si capiti anche coi 305. Stai dunque tranquillissima sul conto mio e scrivi presto. Salutissimi affettuosi Ottone.

111. Ottone a Sandra. 13 agosto 1917.

Z. di G. 12 Agosto 1917 ore 24 3/4

Mia buona e cara

Per la terza volta al tavolo senza aver potuto dar libero sfogo alla piena dei sentimenti che mi agitano. Ti ò inviate due semplici cartoline e ieri nulla; avendo per di più nel cuore, nel sangue, nel cervello l’ebbrezza delle tue parole care e preziosissime, sempre più. Sarebbe poco facile dire la gioia che mi procura un tuo scritto, ma impossibile addirittura descrivere l’effetto delle tue ultime, così affettuose, così intime: di quell’intimità familiare tanto ambita.

Quanto più ti penso, più mi convinco di aver fusa la mia anima nella tua e non esagero se affermo che guardando un tuo ritratto provo l’impressione di vedermici rispecchiato. Ma di quanto abbellito, sapessi! Ché tu sei delicata, gentile, vaporosa quasi, ed io (mi son visto questa sera!) nero, arruffato, con barba incolta e sguardo duro, direi meglio torvo. Nel mio animo si agitano ora sentimenti tanto contrari, passioni tanto diverse e torturanti. La dolcezza del tuo ricordo vien tanto spesso offuscata e sfatta da un’amarezza indicibile. Maledico la mia sorte perversa che mi à gittato fra gli artigli di un vampiro dispotico ed incosciente, che non à sentimenti di patria ed uccide nei dipendenti ogni slancio d’entusiasmo, ogni nobile aspirazione.

Invidio il misero fantaccino che può combattere e morire per un ideale, sorretto e favorito dalla benevolenza incitatrice di chi lo guida! Continuare una vita di sacrifici, in una tensione bruta di macchina sprezzata e guidata dal capriccio è impossibile. Son due anni che mi dibatto e soffro in un lamento che non à fine e son deciso a liberarmi.

Non temere che peggio non mi potrà incorrere, anzi ò fiducia di darti presto buone nuove in un sospiro di sollievo e di liberazione. Conto molto sull’appoggio di miei conoscenti influentissimi.

Perdonami se ti rattristerò, ma dai alle parole il più bel colore roseo e vedrai la mia tranquilla saggezza brillarne.

Vorrei ancora scriverti a lungo a lungo, ma son troppo mortificato ed avvilito per i torti ricevuti, che non sento più la forza di prendere la parola della dolcezza.

Oggi non ò ricevuto tue nuove ed anche questo, al ritorno da un’intiera giornata di lavoro materiale e sfibrante, mi à più oppresso. Non te ne faccio colpa alcuna però, mia buona Sandra, e son certo che tu mi vuoi sempre tanto bene. E me lo devi dimostrare ancora restando tranquilla ai miei sfoghi (indispensabili per non commettere pazzie). A chi potrei confidarmi se non a te? [...]

112. Ottone a Sandra. 13 agosto 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 14.8.17.

Zona di Guerra li 13 agosto 1917

Mia buona Sandra

La notte passata, dopo i lavori dei giorni precedenti, fu una di quelle quasi bianche. Potei dormire appena tre ore e mezza. Imagina quindi che sonno birbone ò in questo momento, mettendo per di più una giornata laboriosissima di traino. Mi limiterò quindi a pochi righi, tanto per farti tranquilla sul mio stato d’animo. La decisione presa resta ferma, ma il tuo pensiero mi à trattenuto dal precipitare gli eventi. Voglio che il cambio sia un miglioramento vero. Tenterò quindi le vie migliori, con la migliore sollecitudine. Credo sia inutile dirti che la mia bontà di spirito non si è neppure questa volta smentita, ricacciando subito le tristezze (ma a gran forza però!). Lietissimo fui stasera per l’arrivo di due tue lettere ed una cartolina (del 7, 8 e 9 corr.), due letteroni di quel sapore da me preferito. Domani potrò scriverti a lungo. Dammi tue nuove. Sto benone. Saluti a te e ai tuoi Ottone.

113.Ottone a Sandra. 14 agosto 1917.

Z. di G. 14 Agosto 1917

Mia buona Sandra

Vivo da un paio di giorni con la tranquillità tediata e imbronciata dell’uomo che à vuoto il cuore ed il cervello. A questo fatalmente doveva portare la lotta di due sentimenti tanto contrari. Le due forze opposte dovevano neutralizzarsi, lasciando l’aridità del vuoto incolore. E come tutte le cose scialbe, brulle, deserte ànno un aspetto triste, anche questo doveva portar con sé il dispetto, la tristezza. Ò lottato contro la passione furente, nel tuo nome, pel tuo ricordo caro ed ò vinto: sono riuscito a piegarmi a ragionamenti che non mi convincevano, ma sapevo accetti a te, ed oggi che ò vinto sono esaurito, incapace di gloriarmene.

Potrà forse sembrarti poco naturale tanto tumulto per contrarietà e torti, quando tutto il mondo è impegnato in una lotta che à forme e segni veri della realtà più positiva. Ma la lotta è solo un contrasto di forze e queste, nella guerra moderna, sono principalmente forze morali: che meraviglia dunque per questa ribellione alle mene demolitrici del maggior tesoro di resistenza?

Poi, è già troppo tempo ch’io vedo frust[r]ati e deprezzati i miei più nobili sentimenti, le aspirazioni più generose, da un calcolatore immorale e vile: più spregevole dei mercenari del medio evo! troppo tempo ò sopportato un giogo che à tanto sapore tedesco, per assestarsi ad un italiano! Ti giuro che provo l’illusione di essere inquadrato in reparto di militari tedeschi. Come non tentare di annegare in un mare di guai, piuttosto che continuare una lotta vergognosa? E questo avevo tentato, quando la visione della tua imagine afflitta mi agghiacciò e ritrasse dal primo passo con orrore, ma senza volontà. E fu una frase della tua ultima ricevuta che mi scosse: là dove parlavi del sottotenente di fanteria promesso alla tua conoscente. Per la prima volta intesi il dovere di non disporre impulsivamente di me. E lo stupore, la gioia della nuova situazione, che portava a una nuova valutazione della mia esistenza, posava grato lenimento alla ferita aperta.

Vissi così nelle tue parole e col tuo ricordo per dimenticare quanto mi circondava. Rilessi ancora ancora, le tue carissime e riuscii a calmarmi.

Ma oggi la tua voce non è giunta a ridarmi completa la calma come prima e una nube grigia oscura sempre la mia fronte. Vorrei imprecare e non ò la forza. A ridere provo ribrezzo. E taccio senza pensare, girando macchinalmente.

Domani però verrai da me, non è vero? Ti attendo in un letterone che non finisca più. Ti voglio un mondo di bene e ti invio mille cose affettuose. Salutissimi ai tuoi e speciali alla mamma.

Ho l’incarico di trasmetterti tante espressioni di simpatia dai miei e saluti da Ivan.

Addio Sandra mia Ottone

114. Ottone a Sandra. 15 (ma 16?) agosto 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 16.8.17.

Zona di Guerra li 15 Agosto 1917

Mia buona amica

Oggi ancora nulla di nulla. Voglio incolpare la posta o la censura, ma intanto l’umore diventa più nero del nero diavolo. Giungo in questo momento dal traino e sono la una e tre quarti (di notte). Non ti dico come mi sento, perché di queste passeggiate in montagna devo aver parlato altre volte. Speravo di rifarmi leggendo la consueta tua, ma purtroppo delusione per la seconda volta. Son certo però che domani non potrà fallire: ritornerò allora più sereno e ti dirò molte cose belle (se però non vi sarà traino). In salute sto sempre bene. L’amico nostro continua le sue graziosità, sempre più miti; speriamo si calmi presto. Salutissimi a te e ai tuoi. Aff.mo Ottone

115. Ottone a Sandra. 19 agosto 1917. Allegata una cartina della fronte giulia ritagliata da un periodico illustrato.

Sandrinella cara

Mi son giunte oggi le due (del 14 e 15 Agosto) scritte a lapis, su carta... liberty, con entro l’emblema bello dell’agricoltura. Tutto un profumo di campagna, di libertà, di sereno: una meravigliosa cornice alla tua imagine svelta, sempre viva nella mia mente. [...]

Ma ben presto la realtà troncò il sognare (“che la felicità eterna non è”) e m’avvidi che se è dolce l’edificare castelli ben doloroso il vederli precipitare, come colpiti da una volgarissima granata. E ben si adatta il paragone, ché questa volta un importuno passaggio di granatine nemiche ebbe il potere di richiamarmi alla realtà. Però questa realtà non è molto dolorosa, ché per esser in guerra ed in tempo di azione ci possiamo trovar contenti. Poi la nostra Madonnina veglierà su noi e tutto si ridurrà a buon fine, vedrai.

Da due giorni qua si balla il gran valzer o, meglio ancora, lo facciamo ballare ai signori nemici[9]. Le cose van benissimo e già oggi numerosissimi prigionieri son sfilati avanti a noi. Vedessi in quali condizioni si trovano! Quest’anno veramente si trovano peggio del fantaccino italiano, che può anzi sembrare un damerino al loro confronto.

La nostra posizione la vedrai dalla cartina acclusa, ma non è troppo ben precisata per non dar noia alla censura, che non so se lascerà passare. Vedremo!

Non ti meravigliare di questa impasticciatura: sto scrivendo quasi all’oscuro ed è notte avanzatissima e affaccendata. Devo troncare sperando di ritrovar presto qualche momento di maggiore tranquillità. Sto benissimo in salute. Tu stai tranquilla e scrivimi. [...]

116. Ottone a Sandra. 23 agosto 1917.

[...] Aver vinto il turbamento dei giorni passati è la dimostrazione più eloquente che i tuoi consigli mi son sacri, come sacra e preziosa la tua tranquillità. Non pensar male di me quindi, ché non muoverò passo precipitato che mi possa nuocere.

Ma gioisci invece della gioia nostra per i successi sempre più brillanti che andiamo ottenendo sul nostro fronte. Sapessi che meravigliosa preparazione d’artiglieria e che slancio di fanterie! non lo si crederebbe possibile dopo più di due anni di guerra. Stiamo avanzando come a valanga. Quest’oggi nel nostro settore ànno oltrepassato la terza linea, sempre combattendo. Gl’innumerevoli fortini che si son trovati sul passaggio furono tutti accerchiati e disarmati. Le perdite nostre oggi fenomenalmente insignificanti, malgrado la resistenza. Mi trovavo all’osservatorio quando ancora era possibile vedere le nostre fanterie avanzare, ed ò veduto anche dei brevi e violenti corpo a corpo che si andavano perdendo dietro i cocuzzoli delle colline assalite.

Abbiamo veduto episodietti di valore impareggiabile, che la storia purtroppo non registrerà. L’organizzazione ed il contatto delle fanterie con le artiglierie è perfetto. Vedessi come si spazza gradatamente la [s]trada man mano che i nostri avanzano! Ciononostante rimangono sempre gruppi nascosti e ben protetti per ostacolare l’avanzata. Ed allora basta un segnale convenuto, uno sventolio di bandiere, e l’artiglieria a snidare ad infrangere. Le bombarde son sempre più meravigliose e costituiscono il maggior incubo del nemico.

I prigionieri affluiscono continuamente, interminabilmente. E pensare che in genere ogni venti di loro ànno un fortino inespugnabile ed armato terribilmente. E i nostri proiettili non possono offenderli, per una speciale protezione elastica che ànno. Scendendo dall’osservatorio m’imbattei in una piccola carovana di prigionieri, ed il soldato che la guidava (un babbo) mi narrò con tanta semplicità che avendo un di quei fortini resistito più degli altri, in due o tre si avanzarono carponi fin sotto il muro per tentare un colpo. Ad un certo punto questi si trova, senza accorgersene, in un’entrata mascherata del fortino. Viene scorto e dall’interno si grida subito: gli italiani! gli italiani! Salta allora tutto solo nell’interno e si trova circondato da più di venti figuri lunghi e ossuti. Lo lasciarono solo più di 20 minuti là dentro e fu capace di disarmarli tutti dei fucili e rivoltelle! Sai come espresse la sua impressione? Con queste testuali parole: “Avevo perfino vergogna restar solo in mezzo a tanti, che con un solo schiaffo per uno mi avrebbero ucciso”. Non ti pare ammirevole questa vergogna? Oggi nel nostro settore si dice d’aver fatti circa cinquemila prigionieri! Se continuerà ancora così avremo la pace presto... [...]

117. Ottone a Sandra. 25 agosto 1917.

Zona di Guerra li 25-8-917

Mia Sandra bella

Brevissime parole perché sono molto affaccendato per il nuovo sbalzo in avanti che deve fare la batteria. Qua si va al trotto ed è necessario trottare anche noi. Come avrai potuto vedere anche tu, eravamo a cinque o seicento metri dalla linea nemica ed oggi, dopo appena tre giorni, il buon tedesco si è portato fuori tiro. Dovremo dunque fare parecchi chilometri avanti! Non rimpiangeremo certo la posizione che si lascia, che non è stata la più comoda delle altre!

Sapessi che corse pazze dovevo fare nei punti battuti per andare in batteria! Arrivavo che mi occorreva mezz’ora per riprendere fiato e parola. Imagina far tre o quattrocento metri in montagna, di corsa, col più bel sole d’agosto! Le fontane di piazza Termini gettano meno acqua che non gettassi io in sudore.

E me la sono cavata sempre bene. La nostra Madonnina ci protegge proprio; me ne sono accorto un brutto giorno che mi occorse un incidente che ti narro perché è cosa assolutamente accidentale e non si ripeterà. Andavo ad una delle consuete passeggiate in batteria, nei primi momenti dell’azione: mi stavo inerpicando per gli scogli, guidato da un telefonista pratico della strada, quando all’improvviso uno di quei soliti sibili che sembrano portare la loro ira stanca molto lontana, ci mette in guardia, senza preoccupazione. Però bastarono pochi secondi per farci intendere che c’era da aspettarsela addosso; allora (senza intesa, ma con meravigliosa sollecita contemporaneità) facemmo il consueto faccia a terra e nell’istante medesimo fra noi due, a tre metri di distanza, scoppiava la granata, sotto il ventre d’un mulo, sollevando una grossa pietra, che andò precipitando a valle sfiorandomi quasi. Il mulo restò sventrato e noi illesi e contenti d’aver avuto la sicurezza d’una protezione onnipotente. L’emozione fu nulla addirittura. Era d’altronde un piccolo calibro. Queste le novità del primo periodo. Ben presto le altre e speriamo sempre migliori. [...]

118. Ottone a Sandra. 29 agosto 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 30.8.17.

Zona di Guerra 29-8-917

Carissima

Mi sono accinto a scriverti quando già da due giorni mi manca corrispondenza tua e mentre mio fratello sta attraversando il suo periodo di persecuzione. Ò dunque smesso subito pensando che farei men danno con una semplice cartolina. É ben doloroso dover dire: attenderò tempi migliori per scrivere, quando dall’animo di ogni italiano dovrebbe scaturire un’onda irrefrenabile d’entusiasmo. La salute nostra è buona.

Saluti e saluti infiniti a te e a tutti di casa Ottone

119. Ottone a Sandra. 4 e 5 settembre 1917.

Zona di Guerra, 4 Sett. 917 (data di impostaz.ne)

Mia cara Sandra

Leggevo in questo momento la tua carissima del 29 u.s. nel più alto frastuono di fucileria e cannonate. Mezz’ora e tutto è ritornato in relativa tranquillità. Il cielo è pur sempre lacerato da sibili rabbiosi, ma sono gli ultimi morsi “dei cani da guardia”: il contrattacco è stato respinto.

Vorrei poter parlare a te di tante coserelle e rispondere e avvalorare le tue belle parole, ma dovrei dir troppo, dovrei parlare per ore ed ore, riempire foglietti, che il tempo ne sarebbe geloso.

Anch’io ò salutato con giubilo il fresco settembrino, che mi permetterà quanto prima di ef[f]ondere il mio animo in parole vive, o sofisticare e sminuzzare in argomentazioni tanti tuoi pensieri belli. Verrò di filato a Roma a portare l’animo giovane d’un corpo che invecchia.

Ma ora non è tempo di dir cose nuove. Sarà sufficiente narrare le cose insignificanti del momento che fugge. E quanto spesso queste si tacciono perché non possono essere ben comprese! Quando si parla di grandioso, di solenne, di terrificante, sembra dire cose inverosimili e si scorge il sorriso incredulo dell’ascoltatore.

Ed io ò veduto questa mo

Zona di Guerra 5-9-917.

Ma guarda un po’ se si può far conto di mandare di sovente notizie un po’ dettagliate. Ò sospesa la presente ieri notte e solo questa sera m’è stato possibile riprendere. Il caso vuole che anche stasera il corso dei miei pensieri abbia il commento musicale abbastanza violento di ieri. É un attacco austriaco che ora sta già languendo. Si è iniziato col getto dei gas e qui pure abbiamo avuto un piccolo allarme, ma dico proprio piccolo, perché non abbiamo proprio fiducia nella potenza nemica per giungere fino a noi.

Noi intanto, per rispondere degnamente (colpo) ai loro sforzi, li gratifichiamo delle stesse loro gentilezze. Gli spediamo con certa frequenza delle nespole da 152, fabbrica Skoda Pilsen. Non ti ò ancora detto che per giungere più presto a salutare il nemico partente da queste terre siamo venuti (colpo) a mettere in attività una loro batteria? (Il Giornale d’Italia del 2 corr. ne parla). Sono meravigliosi pezzi da 152 (obici) leggeri e forti, semplici e precisissimi. Presso di noi ne avevamo ben sedici ed ora ce ne son restati cinque, gli altri son stati portati in dietro[10].

Nella strada da me percorsa per raggiungere questa posizione ne ò veduti tanti altri di tutti i calibri e bellissimi e poi monti di munizioni, depositi preziosissimi. E di questi, solo un pezzo fu fatto saltare, per gli altri non ebbero tempo. La ritirata nemica à tutte le caratteristiche di una rotta precipitosa.

Il paesaggio à l’aspetto terribile d’un campo di battaglia napoleonico. Indumenti ed armi gettati per ogni dove, carogne in putrefazione, carri rovesciati, munizioni sparse, cadaveri seminati quasi e brandelli di tutto ad ogni passo.

L’altro ieri camminai ben diciannove ore circa in un paesaggio simile; quello che vidi è bello dimenticare, ché neppur reggeva a conforto il pensiero della meravigliosa nostra vittoria. Sì ò vibrato d’entusiasmo, ma tanto spesso fremetti di raccapriccio. Ed ò viaggiato ore ed ore, chiedendo, scrutando, inerpicandomi per scoprire, ma la disdetta mi perseguitava! Ben quattro paesi, in breve zona, avevan lo stesso nome, o quasi. Cosicché, com’era da prevedere, perdetti la bussola e mi capitò come l’anno passato (pardon, come due anni or sono) che mi ritrovai in primissima linea, dove si suol camminare con certa circospezione e dove al contrario io ed il mio compagno di avventura si girava con la migliore sfrontatezza inconsapevole.

C’era invero nell’aria e nell’aspetto delle cose quel senso misterioso d’attesa muta, che par rispecchiato dal volto e dai gesti degli uomini. Ma solo più tardi vi facemmo attenzione, quando... l’evidenza non poteva essere più aperta e chiara! Ritornammo allora sui nostri passi, con certa premura, che aumentò man mano per necessità.

La notte ci sorprese intanto, e fummo costretti ricoverarci presso una batteria da campagna per non arrischiar di più. Il caso ci portò ad una batteria che divise i pericoli con noi nel tempo di Savogna, ed avemmo così ottima accoglienza. Ottenemmo una coperta ed una buca (che poteva sembrare un ricovero) per dormire. La pioggia, il vento gelato e raffiche di fuoco ci tennero assidua compagnia tutta la notte mantenendo desto il ricordo della giornata di digiuno. All’alba di nuovo in marcia e finalmente a destinazione!

Ma sapessi che peripezie, che sofferenze! Ora siamo sistemati benissimo. Tutto è passato. Salutissimi Ottone

 


 

 

[1] É scritto: tuttul intorno.

[2] Aggiunto in sopralinea.

[3] “Le batterie del 14° Artiglieria Campagna e quelle di medio e grosso calibro hanno a tre riprese (alle ore 21,30 ed alle ore 23,15) concentrato il fuoco sulle posizioni avversarie fra Casa Nigris e il Mammellone (a Sud di quota 86) d’ordine del Comando della 2a Armata” (AUSE, DS, 115/S. 53g, DS Com. Artiglieria 8° C.d’A., 28 giugno 1917). “I concentramenti eseguiti nella notte su quota 86 hanno recato notevoli danni al nemico. Furono provocati alcuni incendi e danneggiate fortemente le linee e le caverne” (ivi, 29 giugno 1917).

[4] Sul retro della foto è scritto di mano di Ottone: “Bombardamento sul Dosso Faiti. Si vedono nuvolette bianche o grigie nei punti di concentramento di tiro e densa nebbia di fumo delle esplosioni che vela un po’ il profilo dei primi monti del Carso. Alla destra, lungo i puntini, si trovava la nostra batteria nella penultima posizione (Mainizza)”.

[5] Gorizia

[6] Era, tra i colleghi d’ufficio, il soprannome di Ivo.

[7] “La Batteria senza numero del 39° gruppo formata con pezzi da 149G della ex-231a è partita” (AUSE, DS, 115/S. 53g, DS Comando Artiglieria 8° C.d’A., 2O luglio 1917).

[8] Proprio agli inizi della loro conoscenza Ottone e Sandra ebbero a incontrarsi più o meno fortuitamente a Genova in casa di una zia di Sandra, nel palazzo detto “delle cupole” in via XX Settembre.

[9] La 740a Batteria d’Assedio (del 28° Gruppo p.c., 22° Raggruppamento) era giunta a Cividale l’8 agosto proseguendo subito per la Bainsizza (cfr. n. 108). Come indicato con buona approssimazione dalla cartina che Ottone allegava, la batteria era postata a Palievo, un paio di chilometri a est di Plava (AUSE, DS, 119/D. 20c, DS Com. Artiglieria 24° C.d’A., 8 agosto sgg. e, fra gli allegati, l’Ordine di Operazioni n° 1, 11 agosto 1917 e mappa relativa, e la Relazione quindicinale Com. Artiglieria 24° C.d’A. del 31 agosto 1917).

[10] Il diario storico del Comando Artiglieria del 24° C.d’A. registra il 3 settembre la formazione ad opera del ten. col. Capasso di una batteria armata con cinque obici Skoda da 152 (denominata poi 1a austriaca) postata nei pressi di Bate. Il 7 la nuova batteria si trasferiva in Trusnje (nei pressi di Bate restava però una sezione, che sarebbe partita solo tra il 26 e il 27 settembre). L’8 settembre veniva messa in efficienza una seconda batteria “austriaca” armata con quattro obici Skoda da 105. Entrambe erano servite da personale della 740a Batteria. L’11 settembre la 1a e la 2a austriaca passavano dal 28° al 36° gruppo (AUSE, DS, 119/D. 20c, DS cit. alle date).

 

O. Costantini

Lettere dal fronte


Indice

F. Cataluccio
Prefazione

C. Costantini
Un contabile alla guerra
Note e avvertenze

Il primo fronte
1-15 16-29 30-46

Asiago-Bainsizza
47-70 71-94 95-119 120-141

L'ultimo anno
142-163 164-184 185-204 205-222

 

 
 

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