120. Ottone a Sandra. 7 settembre 1917.

Zona di Guerra 7-9-917

Mia buona Sandra

Ho negli orecchi il sonoro silenzio notturno col lento martellio chiacchierino del campanile. Più d'una notte da una terrazza e da un finestra sui tetti fissai la luna, in ascolto, quasi spiando le voci della natura, sorbendone commosso il misterioso malinconico significato.

Avevo allora una casetta anch'io nella tua meravigliosa Roma, che nell'ombra sonnecchiava sorridente di mille mollezze desiderate. Ed io mi attardavo al morso pungente della brezza notturna per godere la tentazione suggestiva del suo richiamo caldo e muto. Ora la mia casetta più non esiste. La guerra l'à demolita mattone per mattone, seminandola per l'Italia, sulle frontiere, polverizzandola quasi, come quelle povere vittime del cannone nelle contrade alpine. La mia famiglia è sperduta, divisa: à perduto il nido[1]. E il mio pensiero è afflitto, disorientato, direi quasi smarrito, se non mi restasse il conforto d'una visione ch'è una promessa.

Vedo la tua casetta linda, che à il profumo festoso dei fiori del ritorno. Sogno la mia sedia a dondolo e la carezza lieve della dolcezza senza confine, dell'abbandono che non vuole risveglio.

É in quest'atmosfera di desiderio che respira ampio il mio animo, per trovar vigore alle avversità. E il tuo consiglio, la tua preghiera, m'è comando e costante guida.

Mi sento troppo forte per non doverti assicurare che il sacrificio che mi impongo non mi sopraffarà giammai. Ma sia anche lontano da te il sospetto che le mie sofferenze possan farmi nutrire un pensiero vile. Io resterò al mio posto fino a l'ultimo, facendo tutto il mio dovere; avrò poi l'orgoglio di dire: fui un libero italiano, non un mercenario speculatore. I mei sforzi son volti a fuggire questo pericoloso nemico interno e non il tedesco, che non à potuto ancora farmi paura.

Ivan à passato il suo triste periodo di prova ed ora il leone à lasciato la preda lontana e tranquilla. Ma che prova dové sopportare! Conserva ancora la n° 1 sol per grazia divina. Imagina: due giorni dopo l'avanzata mio fratello vien comandato, con chiara intenzione di... preferirlo, a stendere la linea fino all'osservatorio avanzato che trovavasi in trincea. Con santa rassegnazione, facendo buon viso a cattiva sorte, si carica di molto filo, altri dei pali e via per la strada, cioè per le montagne. Il lavoro è cominciato alle prime ore del mattino in un terreno infido per insidie e faticoso. Per ore e ore si inerpicarono, discesero, risalirono infinità di colline, sotto la sferza del sole, con la minaccia del nemico. L'acqua mancava, la galletta e la carne conservata lo stomaco non l'accettava. La stanchezza cresceva, aumentava sempre. La nausea dell'orrido spettacolo raccapricciava. Spesso dovettero fermarsi a completare il lavoro presso cadaveri orribilmente guasti e putridi. Sicché mentre uno allacciava i fili, l'altro premeva le nari al compagno, perché il puzzo non lo straziasse. E sempre rovina, sempre spettacoli terrificanti e intanto il nemico premeva da presso con granate e sdrapnel, spesso minacciosissimi. Così sopraggiunse la notte e dopo una ventina di ore di cammino, di digiuno, di febbre ritornavano incolumi all'accampamento all'una e mezza di notte. Ebbene lo crederesti? La mattina dopo nuovo ordine di partenza per lui, per rifare lo stesso lavoro, restando quindi all'osservatorio per quattro giorni. La farò breve, appena per farti capire. Mio fratello era addirittura morto di fatica e febbricitante. Chieder visita medica non poteva, per non incontrare le ire maggiori. Gli convenne ripartire (con quell'animo che tu puoi ben immaginare). Non voglio dire dei guai innumerevoli passati questa seconda volta. Ti dirò solo che l'osservatorio era una casa isolata in un prato, sopra le nostre linee, e completamente scoperta. Fare un impianto di linea in quei paraggi fu cosa pazza, ma dové farla. L'indomani all'alba Ivo venne svegliato da un 280 caduto presso la casa: era il segnale, fece appena in tempo a scappare che la casa era rasa al suolo da grossi calibri: ed anche la caverna che lo ricoverava poi, a quei colpi franò in parte, pestandolo da per tutto. Se la cavò con lievi contusioni, ma vedi che bel complimento! La belva sembra ora rabbonita. Quanto durerà? Salutissimi.

Stai sempre di buon animo per me, ché ora non ài da temere nulla di nulla. Ottone tuo

121. Ottone a Sandra. 9 settembre 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], [?].

Z. di G. 9 Settembre 1917

Sto bene. Saluti affettuosi. Scriverò appena possibile. Ottone


122. Ottone a Sandra. 11 settembre 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 11.9.17.

Z. di G. li 11-9-917

Mi è impossibile scrivere. Sto benissimo. Saluti affettuosi Ottone


123. Ottone a Sandra. 12 settembre 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 13.9.17.

Sono tuttora impossibilitato scrivere a lungo, stai tranquilla; sto bene. Saluti affettuosi. Ottone

Z. di G. 12-9-917

124. Ottone a Sandra. 14 settembre 1917. Cartolina militare. TP: PM 69 [24° C.d.A.], 14.9.17.

Z. di G. 14-9-917

Domani scriverò. Salutissimi. Ottone

Fare attenzione all'indirizzo. Ottone

125. Ottone a Sandra. 16 settembre 1917. Cartolina militare. TP: PM 96 [sic], 16.9.17

Zona di Guerra li 16 Settem.re 1917

Saluti affettuosissimi. Sto benissimo Ottone

126. Ottone a Sandra. 17 settembre 1917.

Zona di Guerra li 17-9-917

Mia cara

Finalmente!...

Provo anch'io un senso di stupore vedermi nuovamente seduto a tavolo per scriverti. Mi sembra di compiere un atto nuovo e pur già così famigliare e gradito. La ripresa è solenne e la commozione occhieggia lucente dalle finestre dell'anima. Accogli dunque con trasporto, nel tuo cuore, l'effusione d'affetto che mi riconduce a te con rinnovate forze.

Ho attraversato venti burrascosi giorni di mali, che il mio povero corpo non ricordava aver mai sofferto. Ho portato i miei contorcimenti dolorosi per queste montagne gelide, fra l'indifferenza voluta e la pietà impotente. Ma ora è tutto passato: posso sorriderti senza tema che le labbra finiscano con la contorsione di spasimo e posso chiederti scusa di non averti detto nulla - ma a che sarebbe valso? Il mondo à camminato lo stesso. Anche Ivo (che trovasi da parecchio tempo presso il carreggio) non à avuto notizia della mia malattia che l'altro ieri. Ora son arzillo come un pesce, o quasi, perché se veramente sono ancora un po' debole e molto dimagrato, pure in soli due giorni ò riacquistato tanto spirito, che non credevo possibile.

Avrei potuto scriverti ieri, ma improvvisamente, per un tragico incidente, un quadruplice lutto colpiva la nostra batteria. L'accoramento più doloroso tolse ad ognuno di noi ogni energia, ogni desiderio. Vidi quattro miei compagni scomparire in un baleno, frantumati in mille osceni brandelli. Uno di quei maledetti obici tedeschi, che noi manovriamo, à voluto vendicarsi: ma vi à trovato la morte esso stesso, polverizzandosi quasi[2].

Le brillanti conquiste di varie quote che i giornali pubblicheranno oggi e che costarono alla fanteria tre morti e pochi feriti, a noi ànno rapito quattro baldi giovanotti e quattro altri feriti.

Ò scampato anch'io il mio pericolo (mi trovavo a soli 40 passi) ed oggi mi sento più forte e più deciso nella lotta per una pace civile.

Non aver dunque apprensioni per me che fino ad ora stiamo abbastanza sicuri.

Debbo ringraziarti infinitamente del pensiero gentile avuto con l'inviarmi la "Minerva". Mi ài riportato con ciò tanto felicemente a tempi ed ore indimenticabili di pace serena e lieta.

Ma quanto anche quel giornale sente la guerra! e che tracce profonde!

Un ringraziamento più e più vivo debbo fartelo per l'attività tua epistolare tanto più preziosa quanto meno mi fu possibile alimentarla nelle condizioni di prostrazione fisica in cui mi son trovato. Ò avuto giovamento grande da quel grazioso chiacchierio che ti svela a me sempre nuova, sempre più cara. E tu continua, te ne prego, parlami di te, di quanto ti riguarda, dei tuoi progetti, dei tuoi desideri, dei tuoi pensieri più nascosti e più intimi (io son te stessa, non è vero?): non ti trattenere di parlarmi anche delle tue tolette, di pizzi, di trine, di nastri... Voglio annegare in un mare di bianco. Di guerra non ne parlare mai, ne vedo abbastanza ed ò da te e dal tuo pensiero forza sufficiente per compiere tutto il mio dovere. Dunque a ben rivederci presto... il freddo di qua me lo promette!

Saluta i tuoi e tu ricordati di quel sogno... Ottone tuo


127. Ottone a Sandra. 21 settembre 1917. Allegata copia di mano di Ottone dell'o.d.g. n° 23 del Comando Artiglieria del 24° Corpo d'Armata in data 15.9.17.

Zona di Guerra li 21-9-917

Cara Sandrina

Oggi mi sento bene bene ed ò vivo contento di potertelo annunziare con tutta verità. Sapessi quanto diviene piacevole scrivere quando il capo non è appesantito e il corpo bruciato dal male. Si prova l'illusione di parlare direttamente alla persona cara. Un parlare muto, quasi a gesti, ma più vero, più reale del continuo sognare.

Ed io sogno tanto, ad occhi aperti e ad occhi socchiusi in ispecie e nell'oscurità, prima di addormentarmi. Neppure il male, la sofferenza, lo à mai potuto impedire, anzi ò sempre trovato lenimento al dolore pensandoti intensamente. Ma la fantasia è un elemento troppo indocile, spazia in un cielo senza confini e si eleva ad altezze vertiginose, irreali. Il risveglio fa sentire allora quanto vana sia la lusinga che ci à cullati magari per ore e ore.

Parlandoti invece così, sulla carta e chiamando te a testimone dei miei pensieri, la fantasia resta naturalmente incanalata in un argine di realtà bella, che sembra non possa fallire, non debba mancare.

É così che ti ò seguito con tanta fiducia nei tuoi slanci di desiderio verso quella felicità che sembra attendere come un diritto, come cosa certa. É in questo respiro di realtà di sogno che à attinto energia il mio animo a sperare e a resistere. E attendo, attendo la realizzazione con quell'ansia, con quella trepidazione che vede involarsi gli attimi preziosi che diverranno giorni, poi mesi ed anni.

Ho provato tante volte anch'io a scrutare nel futuro, ma già da molto ò dovuto abbandonare la speranza di saperci intravedere il benché minimo indizio. Mai il domani ebbe un orizzonte così chiuso e impenetrabile. Sembra che dietro la bruna cortina di un mistero si celi un tesoro che all'umanità non sarà svelato che di sorpresa. E questa sorpresa tarda!

I nostri sforzi son tesi con l'animo ad una meta che par sempre aver già raggiunta, e più strada ancora e nuovi ostacoli ci si paran innanzi di continuo. Noi sgomenti lottiamo perché ci sorride in cuore quella visione di felicità promessa ad ognuno ed agognata.

Resistiamo, posso dirlo, con quella tenacia che non credevamo possedere e tutti, tutti portiamo il nostro contributo, non sempre indifferente, all'opera attiva. La nostra batteria in specie à avuto in questi giorni un elogio altissimo, che voglio trasmetterti per intiero, perché riguarda un po' tutti noi, pochissimi, della 740a. Ed oggi ancora, da altro Comando Superiore una lode solenne che anche più interessa quanti àn condiviso il pericolo e le fatiche della triste giornata del 15 corr. A titolo di curiosità ti dirò che la sezione che si trova coi pezzi austriaci à preso la denominazione di "1a Austriaca"; però è una divisione interna e agli Ufficiali postali resta sempre conosciuta per 740a Batt. d'Ass.

Ieri mi giunsero i tuoi due pacchi postali. Non ò parole per ringraziarti e per suo conto ti ringrazierà anche mio fratello; però voglio anche farti un rimprovero perché non voglio che tu abbia a disturbarti così. Tu ài già fatto e fai troppo per me. Quando verrò vorrò farti una tiratina d'orecchi per castigo. Ivo è sempre alla mia batteria, ma sta presso il carreggio a diversi chilometri da me. [...]


128. Ottone a Sandra. 27 settembre 1917.

Zona di Guerra li 27-9-917

Mia cara

Due righi in fretta in fretta solo per farti tranquilla[3] e sicura di me. Veramente in questi ultimi giorni si sono maturati avvenimenti tali nella nostra batteria che mi ànno tenuto in un'attività incredibile[4]. Immagina che degli ultimi cinque giorni, tre ne ò passati in camminate continue non potendo mangiare che sole quattro volte. Oggi son giunto finalmente alla mia ultima destinazione, ove mi auguro restare assai. Mi trovo all'ultima posizione della batteria (prima dell'offensiva) che ora è divenuta una villeggiatura. Le trepidazioni dei giorni passati sono già anche lontane nella memoria.

Oggi ò tolto finalmente i piedi da quelle strettoie torturanti che son le scarpe. Dopo venticinque giorni circa, ò dormito con tutti due gli occhi chiusi e un po' discinto. Ho dormito un sonno pesantissimo e ristoratore, dopo due notti consecutive di completa veglia in marcia sfibrante.

É bastato un giorno di riposo per darmi un altro aspetto e nuova vita. Ora sto bene e non abbisogno che di continuare per qualche giorno così: i ricostituenti sono inutili. Ad ogni modo ti son grato per il tuo interessamento e per l'affetto sempre vigile e premuroso.

Sono preoccupato per l'attività tua che so grandissima. Desidererei che non perdessi troppo sonno. Vedi dunque di applicarti meno, ché mi farai cosa graditissima. Dammi sempre tue buone nuove e fammi certo della tua tranquillità.

Ieri ò ricevuto al mio giungere ben quattro tue graditissime. Fu una vera festa, ma imagina anche l'umore dei giorni scorsi per la loro mancanza. Se non mi fossi ben spiegato ti ripeto che sono ora in una posizione dove i colpi non arrivano neppure ed ò evitato, quasi per miracolo, di essere destinato ad una posizione avanzatissima, alquanto scomoda. Mio fratello è ora vicinissimo a me; anche ieri ci siamo visti. Io non faccio attualmente servizio di batteria, ma all'ufficio comando di batteria. Stai dunque tranquilla. Sto bene, benissimo, ora. Salutami caramente tutti i tuoi. Ti bacio le mani care Ottone tuo


129. Ottone a Sandra. 29 settembre 1917.

Z. di G. 29-9-917

Mia cara, mia buona Sandrinella

Marce forzate, giri e rigiri, voli in automobile mi ànno continuamente tenuto lontano da te, malgrado la mia volontà.

Ò letto la tua simpaticissima del 24 corr. in due riprese e proprio ora termino di bere avido le ultime parole. [...] In questo momento d'ebrezza mi par di doverti rivedere prestissimo, subito anzi, e sembra che tutta la natura ne gioisca in torno. Anche questo incessante cannoneggiamento à una voce alta di letizia, oggi.

Sono giunto poco fa dalle posizioni avanzate ed ò avuto liete notizie della nuova avanzata. Già nel primo mattino i nostri arditi di fanteria ànno sfondato le prime due linee difensive nemiche e ne riportarono (nel brevissimo nostro settore) ottocento prigionieri e più - malconci. Li accompagnano loro stessi coi pugnali alla mano e vanno gridando allegri "ci volevano gli arditi". Attendiamo notizie dell'altro settore più a sud: speriamo altrettanto bene!

Abbiamo sempre nuovi e gustosi particolari dell'azione. Sentire come terrorizzati gli austriaci chiedevano, inginocchiandosi, pietà! "Bono taliano, bono taliano" e alzavano le mani tremanti. Fra qualche minuto saranno presso la nostra batteria e li vedremo sfilare. Io son partito di là questa mattina, in camion, che filava velocissimo e li ò lasciati in dietro. I nostri feriti sopraggiunti dicono che i prigionieri saranno più di mille: vedremo!

Non ti sembra che l'Italia si batta meglio di tutte le altre nazioni in guerra? Ci meriteremo dunque una buona pace ed un sollecito riposo? Io dico di sì e spero dunque rivederti prima di dicembre. Preparati a ricevermi, che vorrò essere sempre vicino a te. [...]


130. Ottone a Sandra. 3 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 3.10.17.

Saluti affettuosissimi.

Questa sera forse potrò scrivere. Sono attualmente molto occupato. La salute va sempre meglio. [...]


131. Ottone a Sandra. 4 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 4.10.17.

Z. di G. 4-10-917

Pare che sì, pare che no... Anche oggi devo rimandare la mia venuta e oggi ancora prometto per domani un volo verso Roma... tempo permettendo.

Sono sempre occupatissimo, ma la salute va bene.

Saluti affettuosi Ottone

132. Ottone a Sandra. 5 ottobre 1917.

Z. di G. 5-10-917

Mia cara Sandrinella

Dubito giustamente che tu possa renderti esatto conto o farti un'idea giusta dell'attività che mi tien preso da lungo tempo in una branca infrangibile. Dico del mio dubbio perché son meravigliato io stesso di questo stato di cose e spero ostinatamente di potermi divincolare e riacquistare un poco di libertà. Ma ogni sforzo sembra condannato a perire sotto una valanga di nonnulla. Tutto ciò è ridicolo e opprimente. Imagina un piccolo ufficio di batteria - una povera fureria - che si trasforma in ministero! Fra rapporti, lettere, fonogrammi e telegram[m]i non ò neppure la possibilità di sbrigare quelle poche pratiche del consueto andamento d'ufficio: poi una chiamata al gruppo, una gita comandata al raggruppamento o al Commissariato e ogni volta se ne va una giornata o quasi. Le distanze sono enormi e la montagna è faticosissima.

Ti giuro vi son dei giorni che darei la testa sui muri per non trovarmi tanto assediato di lavoro, che poi si riduce a cose di così poca importanza da togliere anche il desiderio di applicarsi.

Malgrado ciò la salute va sempre meglio: e di questo vorrei che tu fossi certa.

Ieri ò ricevuto due tue preziosissime che attendevo da due giorni. É stata un'ombra di tristezza che à offuscata la gioia del dono atteso ed infinitamente gradito. Possibile che tu stia da sette giorni senza mie nuove?

Fui impedito un paio di giorni, è vero, ma non più, certamente. Sono contrariatissimo per questi ritardi e non so come ripararvi. Ad ogni modo se si dovessero ripetere (che non è improbabile) devi restare sempre di buon animo perché se mi sopravvenisse qualche spiacevole incidente mio fratello ti terrebbe informata.

Dunque sempre lieta, come me! [...]


133. Ottone a Sandra. 11 ottobre 1917.

Zona di Guerra 11-10-917

Mia cara

La mia irriconciliabile lotta col tempo che fugge sembra destinata a riaccendersi sempre più violenta, anche in questa zona tranquilla.

Ò già rimandato dieci volte il piacere d'intrattenermi in una chiacchieratina pettegola e impertinente, come le nostre di un tempo.

Ò quasi dovuto compilare una specie di circolare per inviarti miei saluti. Cosa più antipatica non mi potrebbe capitare, e malgrado la scomodità estrema preferisco adattarmi, come sto facendo, a scrivere sulle ginocchia, in mezzo al baccano più assordante di canti, di risa, di vociare irruente. Immagina che faccio uno sforzo enorme a seguire il corso dei miei pensieri. Non ti meravigliar quindi se i farfalloni voleranno nello scritto più del consueto.

Il mio ufficio è stato invaso dagli ufficiali nostri e di una batteria vicina, scambiandolo probabilmente per qualche restorant alla moda. Sicché qualche ora del giorno può sembrare ancora un onesto ufficio, ma poi si trasforma subitamente e per molte ore in una specie di taverna chiassosa e disordinata. Questo potrebbe sembrare un elemento di gioia, ma basta pensare che nell'attesa inoperosa il lavoro si ammucchia e cresce ogni giorno per capire il mio piacere a tanto onore. Però non si può dire che l'allegria non ci accompagni sempre e specie in queste contrade tranquille! Si attende solo con certa impazienza un po' di assestamento, che ci permetta di proteggerci dal freddo che si comincia a far sentire gagliarduccio. Allora troveremo, come per il passato, il tempo a dedicarci completamente ai nostri pensieri, in attesa di esplicarli a viva voce. Ti dissi in una mia che sentivo tanto vicina l'epoca della licenza, ma non era che un'impressione del mio animo desideroso di pace. Posso però lusingarmi di essere per la fine dell'anno da te. Farò ogni sforzo per non mancare a questo appuntamento ch'è per me il più solenne, il più gradito di quanti mi furono e saranno riserbati nella vita. [...]


134. Ottone a Sandra. 14 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 14.10.17.

14-10-917

Piove, piove continuamente da più giorni. Una settimana grigia, delle più promettenti! Arrivederci. Saluti affettuosi. Ottone


135. Ottone a Sandra. 15 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 15.10.17.

In attesa di un'ora di libertà a mia disposizione invio saluti affettuosissimi Ottone

15.10.917

136. Ottone a Sandra. 16 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 16.10.17.

16-10-917

Sempre saluti affrettati, ma affettuosissimi Ottone


137. Ottone a Sandra. 17 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 17.10.17.

17.10.917

Saluti affettuosissimi Ottone


138. Ottone a Sandra. 19 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM 53 [10a Divisione], 19.10.17.

Affettuosissimi Ottone

19-10-917

139. Ottone a Sandra. 20 ottobre 1917. La risposta di Sandra è datata 23 ottobre.

Z. di G. 20-10-917

Mia Carissima

Ò innanzi a me un piccolo quadruccio di paesaggio invernale! In un velario scialbo di bruma radi alberelli intristiti e grondanti di pioggia. Anche le belle voci della natura festosa dei giorni di sole tacciono, quasi soffocate dallo scroscio interminabile delle acque.

È un piccolo spettacolo malinconico e quieto, che sto osservando attraverso il finestrino della mia sconnessa baracca, volando col pensiero a cose meno tristi e meno fredde del paesaggio in torno, certo.

Un contrasto nuovo di sentimenti, una dissonanza meravigliosa tra l'espressione e l'impressione che farebbe credere sorgere la letizia dalla tristezza delle cose.

E un ridestarsi di cari ricordi d'infanzia, un risorgere di momenti indimenticabili del mondo, tanto diverso e buono, della fanciullezza.

Non so perché con più insistenza mi si riaffaccia il ricordo delle, or lontanissime, visite al cimitero, nel giorno dei morti, quando ancor bambino seguivo il babbo per la passeggiata tanto nuova fuori città, con un freddo cosi intenso. E la mia meraviglia di allora vedere tanta gente, in giornate così oscure. E quell'andare movimentato e pur solenne come un corteo, quell'insolito bisbigliare sommesso.

La mia anima bambina riceveva allora, conservandole intatte attraverso il tempo, le prime impressioni della tristezza pacata e dolce degli affetti trapassati e dei ricordi. Forse in quei lontani giorni si formava nella meditazione sui poveri tumuli nascosti e sulle pompose tombe il mio carattere muto. O quando più tardi, nell'età che ai ragazzi è nutrimento il sollazzo chiassoso, il mio animo cercava le rive solitarie e oscure del Po[5], per sbrigliarsi in sogni infiniti, in speculazioni sublimi.

Ricordo le interminabili ore avvolto e confuso nell'ombra lunare, coll'immobilità contemplativa di un vecchio filosofo preso in una visione di luce nuova.

E fuggivo spesso da quei luoghi deserti, impaurito dal mistero dell'infinito, dell'universo, del creato, dall'inafferrabilità del tempo, dello spazio.

Dissolvevo l'universo nel caos per rintracciarne le origini e lo spettacolo mi spaventava!

Ti assicuro, non ò avuto bisogno di fiabe paurose per dormire sonni turbati! Ma più tardi ancora il mio pensiero sviscerava con affetto temi più afferrabili e si dilettava portare la vita in forme nuove di progresso e di giustizia, che accomunavano l'antico col nuovo.

E mai Licurgo o Pericle o Napoleone osarono più di me!

Mi occupai appresso anche dell'amore, con quella profondità che sa mettervi l'uomo, ma è pur vero che quest'argomento ebbe solo una piccola parte dei miei pensieri. Che meraviglia se nell'uomo si riscontrano tante preoccupazioni, tante aspirazioni varie? Questa è la sua natura immutabile! Si dovrà perciò credere meno alla profondità, alla tenacia dei suoi affetti?

Ritengo sarebbe torto gravissimo non riconoscere o solo dubitare della sensibilità affettiva del sesso forte. Che cosa dovrò dire del tuo dubbio velato, ma sempre desto? Ah! dovrò pure incontrarti un giorno! [...]


140. Ottone a Sandra. 23 ottobre 1917. Cartolina militare. TP: PM [?], 23.10.17.

Saluti affettuosi.

Scriverò oggi. Ottone

23-10-917

141. Ottone a Sandra. 26 ottobre 1917. Cartolina militare. Manca il timbro postale.

26-10-917

Per molti giorni non potrò scriverti a lungo, sono affaccendatissimo[6].

La salute è ottima.

Affettuosissimi. Ottone




[1] Dopo la partenza per il fronte di Ottone e di Ivo la famiglia (o quel che ne restava: madre, padre, i due fratelli più piccoli) si era trasferita da Roma a Milano, dove vivevano Emma, il cui marito era sotto le armi, e Urbano, impiegato nella stessa ditta di Emma.

[2] Stranamente il diario del Comando di Artiglieria del 24° Corpo d'Armata non registra l'incidente, che pure è il più grave tra quanti ebbero a verificarsi in quei giorni (uno riguardò il 21 settembre un pezzo Skoda da 105 della 2a Austriaca). L'incidente deve essere avvenuto il 15 settembre (e non il 16, come parrebbe dalle parole di Ottone) visto che è ricordato nell'Ordine del giorno n° 23 del 15 settembre 1917 del Comando Artiglieria del C.d'A. (una copia di mano di Ottone dell'o.d.g. è allegata alla lettera del 21 settembre 1917). Ottone ha conservato una foto presa immediatamente dopo l'incidente datandola Ravne, una località poco distante da Bate; in vecchiaia ha raffigurato l'episodio in un quadretto a olio in forma di ex-voto.

[3] É scritto: tranqua.

[4] Il 26 e il 27 si era effettuato il traino dei due obici Skoda da 152 rimasti nei pressi di Bate. Il 28, poi, avveniva su decisione del Comando Supremo, un riordinamento nei comandi: al C.d'A. era assegnato il 59° Comando di Raggruppamento d'Assedio (di nuova formazione) da cui doveva dipendere il 28° Gruppo, del quale faceva parte, con la 559a e la 628a, la batteria di Ottone (AUSE, DS 119/D. 20c, 26-28 settembre 1917 e, fra gli allegati, Assegnazione al C.d'A. del 59° Comando ecc, 28 settembre 1917).

[5] Lasciata Osimo, la famiglia di Ottone si era stabilita in un primo tempo a Torino.

[6] È la rotta di Caporetto. Sulla Bainsizza il ripiegamento delle artiglierie divisionali e pesanti campali del 24° C.d'A. era iniziato il 24. Il 25, intorno alle 15, con gli austriaci al Veliki Vrh e a Auzza, il Comando del 24° C.d'A. aveva deciso il ripiegamento sulla destra dell'Isonzo. Il Comando Artiglieria aveva ordinato ai comandi dipendenti di far fuoco sino all'ultimo e poi di salvare il maggior numero possibile di pezzi. L'avviamento dei materiali d'artiglieria era previsto per la strada Plava-Vrhovlje e quello del personale non indrappellato sulla strada Plava-Zamedvedje. Tra la sera del 25 e le prime ore del 26 saltavano i ponti di Loga e Canale e il deposito di Ajba. A mezzogiorno del 26 il Comando del 24° C.d'A. ordinava la resistenza a oltranza sulla linea Korada-Plava-Palievo ("si passi per le armi qualsiasi comandante di reparto che lasci con le sue truppe il posto di combattimento"), ma il 27 il Comando dell'ala destra della 2a Armata decideva lo sgombero della sinistra dell'Isonzo. Il giorno stesso il II° C.d'A. - sotto la protezione della Brigata Venezia e della 30a divisione - sfilava per il ponte di Plava. Alle 17 anche la Brigata Venezia passava il fiume, mentre il Comando del 24° C.d'A. si spostava a Manzano (AUSE, DS 119/D. 9c, DS Comando 24° C.d'A.; id. 119/D. 20c, DS Com. Artiglieria 24° C.d'A., alle date). Per le vicende di Ottone tra il 26 e il 29 ottobre vedi Dalla Bainsizza a Caporetto qui riportata in Note e Avvertenze.

 

 

O. Costantini

Lettere dal fronte


Indice

F. Cataluccio
Prefazione

C. Costantini
Un contabile alla guerra
Note e avvertenze

Il primo fronte
1-15 16-29 30-46

Asiago-Bainsizza
47-70 71-94 95-119 120-141

L'ultimo anno
142-163 164-184 185-204 205-222

 

 
 

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