164.Ottone a Sandra. Milano, 15 marzo 1918. Cartolina illustrata: “Il ritorno dopo la Vittoria”. TP: Parma, 15.3.18

Milano 15-3-918

Mia cara

dopo peripezie diverse son giunto finalmente a Milano con un giorno di ritardo. La mia permanenza è ridotta così ad un giorno e mezzo.

Sono ugualmente soddisfatto purché il resto dell’avventura termini bene. Te ne informerò. I miei ti salutano e salutano i tuoi, cordialmente.

Per conto mio ti invio tutte le gioie d’uno dei giorni scorsi. Ottone

165. Ottone a Sandra. Fornovo, 16 marzo 1918. Cartolina militare. TP: PM Concentr. Sezione E.P., 22.3.18

Fornovo 16-3-918

Mia cara

Giunto felicemente senza... incidenti!

Però mi attendeva una graziosa sorpresa: la batteria non era più al suo posto, ma alla stazione pronta per la partenza per destinazione ignota. Siamo però tutt’ora in attesa dell’ordine di movimento che potrà venire fra uno o due giorni. Scrivimi subito alla 72a Batt. Ass. Zona di Guerra. Ti scriverò a mia volta quanto prima mille cose belle. Salutoni Ottone

166. Ottone a Sandra. 19 (e 20 ?) marzo 1918.

Fornovo 19-3-918

Sandrina mia

Finalmente una tua carissima m’è giunta ad alleviare l’affanno dell’attesa. À fugato per incanto quel triste senso di sconfortato abbandono che mi teneva depresso e smanioso. É stato un sorriso fra le lacrime, è stata una di quelle gioie domestiche intime e care che si nutre anche del dolore, perché in esso vede stretto e premuroso l’affetto di tutti.

Ò provato un dolore pacato e profondo alle notizie diverse e poco buone che mi ài date e penso con rammarico alla mia incapacità a provvedere[1]. Vorrei avere un potere sovrumano per togliervi subito da tante preoccupazioni. Però ò fiducia che il Cielo non abbandonerà la tua famiglia e che il sorriso tornerà presto come nei lieti giorni della mia permanenza. E sopratutto non affliggerti troppo: pensa che in un’epoca come questa non vi è casa che non viva in angustie e difficoltà grandi.

Sono addoloratissimo per il passaggio fatto da Ernesto, ma non dispero averlo con me. Appena giunti a destinazione inizierò qualche pratica. Raccomanda a Ernesto di star riservato con le notizie in casa, mentre potrai magari riceverne tu altrove.

Mi terrai sempre informato della salute dei tuoi e non mancherai di porgere loro coi migliori auguri l’espressione più viva del mio affetto.

Questa sera finalmente ci mettiamo in treno. La batteria è tutta caricata e non si attende che il segnale del via! che avremo solo all’ora fissata.

La destinazione è tuttora molto incerta, ma se non ci sbagliamo siamo diretti su Brescia per formare una terza linea. Vedremo!

Dunque nessuna preoccupazione! [...]

167. Ottone a Sandra. 21 marzo 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 23.3.18.

Zona di Guerra li 21-3-918

Mia cara

Siamo quasi giunti a destinazione; presto, forse domani, toccheremo le nevi; allora ci fermeremo[2].

Tempo bellissimo e appetito formidabile!

La vista di queste maestose montagne, che a tutta prima c’infusero un senso di profonda tristezza con le ombre della sera, à oggi risollevato i nostri animi in un trionfo di luci. Abbiamo ritrovato qui l’Italia d’una volta: vittoriosa oltre i confini. E gli animi si esaltano allo spettacolo della nostra forza.

Quando ci saremo fermati definitivamente ti scriverò a lungo. Attendo sempre con ansia tuoi scritti. [...]

168. Ottone a Sandra. 23 marzo 1918.

Z. di G. 23-3-918

Sandra cara

Ci siamo fermati ieri notte in un paesello incastrato in fondo ad una valle, nero, tortuoso e tetro come la misteriosa mole di Castel S.Angelo.

Oggi e domani ancora resteremo fermi, poi prenderemo la via... dell’elevazione. Ci eleveremo fino alle nevi eterne! Là ci attenderà, si dice, una severa e graziosa pineta che promette ospitarci a lungo. Ti assicuro che non vedo l’ora di andarmene da questo paese che mi grava sul petto non meno leggermente di un sogno tormentoso. Per rendermelo più simpatico, poi, questa mattina è stato visitato dagli aeroplani nemici. Vi fu un po’ d’allarme, ma fortunatamente non ebbero cattive idee.

Quando saremo lassù e quando avremo ottenuta una buona sistemazione in baracche, riprenderemo, come in altri tempi, quelle nostre chiacchieratine, soli soli, l’un presso l’altra, al chiaro di luna. [...]

169. Ottone a Sandra. 25 marzo 1918. Cartolina militare. Matita. TP: PM 54 [22a Divisione], 26.3.18.

Z. di G. 25 Marzo 1918

In partenza per l’alto. Saluti affettuosissimi Ottone

170. Ottone a Sandra. 27 marzo 1918. Cartolina militare. Matita. TP: PM 54 [22a Divisione], 28.3.18.

Zona di Guerra 27-3-918

Cammina, cammina, cammina, finalmente si arriva... a metà strada.

Si riprende il cammino sotto la neve e... arrivederci a domani.

Saluti Ottone

171. Ottone a Sandra. 28 marzo 1918. Cartolina militare. Matita copiativa. TP: PM 54 [22a Divisione], 29.3.18.

Zona di Guerra 28-3-918

Ancora qualche chilometro... ancora molti saluti. Aff.mo Ottone

172. Ottone a Sandra. 29 marzo 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 29.3.18.

29-3-918

Da un’altezza sempre più eminente saluti ed auguri. Emin. Alt.za Ottone

173. Ottone a Sandra. 30 marzo 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 1.4.18.

Zona di Guerra 30-3-918

Solo ieri ebbi per la prima volta tue nuove! Credo che la posta ricominci il suo brutto gioco. Speriamo quest’oggi di essere più fortunati; ma tu scrivi sempre. Abbiamo fatto una tappa prima di raggiungere la meta; domani o dopo ripartiremo. Buona Pasqua a tutti. Saluti affettuosissimi Ottone

Dammi notizie di Ernesto. Saluti ed auguri a Goffredo e Signora nonché a tutti i parenti dei quali mi manca l’indirizzo.

174. Ottone a Sandra. 31 marzo 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 31.3.18.

31-3-918

Siamo sempre in traino. Ebbi ieri la tua del 21 che si lamenta di me... e troppo poco della posta. Ricorda che scrivo tutti i giorni da molto tempo, e prima ad intervalli di due o tre giorni al massimo.

Ti saluto in fretta Ottone

175. Ottone a Sandra. 2 aprile 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 3.4.18.

Zona di Guerra li 2-4-918

Anche oggi come ieri e forse come domani: sempre nulla di te. Perché questo silenzio? Ò voluto credere fino ad ora ad un cattivo servizio della posta, ma ò fatto anche un’osservazione. Mi son giunte due tue lettere e una cartolina che non sono di un’epoca sola, ma portano date molto distanti una dall’altra: così a la prima del 15 à seguito una del 21 e l’ultima del 25. Possibile che se tu avessi scritto in questo periodo di tempo altre lettere non mi sarebbero giunte? Ti prego tranquillizzarmi prima ch’io debba pensar male. Ti saluto caramente e saluto i tuoi. Ottone

Ricorda che io scrivo quasi tutti i giorni.

176. Ottone a Sandra. 3 aprile 1918.

Zona di Guerra li 3-4-918

Mia Sandrina

In carta non si può mettere: immagina quindi un sospiro di sollievo, un sospirone... ma di quelli che sembrano trarsi con loro un immane carico di incubi e di molestie. Ò ricevuto finalmente tutta la tua corrispondenza dei giorni scorsi, che sembrava non dovesse più giungere.

Una gioia grande fatta di tante piccole soddisfazioni procuratemi dalle diverse notizie che sono per lo più buone.

Il dolore che mi procuravano giorni fa i casi della tua famiglia, si è oggi modificato talmente che à tutto il carattere di una gioia. Sento dalle carissime tue che mamma e papà vanno migliorando e che voi siete tranquilli. Che cosa posso desiderare di più ?! [...]

Contraccambio di tutto cuore per parte mia i più affettuosi saluti a Ernesto e intanto inviami il suo indirizzo, perché voglio scrivere al furiere della sua batteria, per vedere di farlo trasferire. Ad un furiere sono possibili a volte delle cose che non riuscirebbero ad un generale.

177. Ottone a Sandra. 5 aprile 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 8.4.18.

Z. di G. li 5-4-918

Carissima

Son costretto tenerti ancora a razione. Poche notizie per giorno. Un nutrimento in pillole! Quando ci saremo però sistemati definitivamente ed il lavoro avrà preso un corso più tranquillo ti scriverò lungamente. Quella cartolina a “motivo” che ricevesti giorni or sono ti à fatto comprendere quanto desideravo[3]. Godo ottima salute e potrei dire di essere anche contento se ricevessi tue notizie con maggiore regolarità. Speriamo in seguito. Dammi notizie dei tuoi. Saluti a tutti di casa e parenti e amici. Affettuosità dal tuo Ottone

178. Ottone a Sandra. 11 aprile 1918.

Zona di Guerra 11-4-918

Mia Sandrinella

Tu dirai: finalmente!

Se l’esclamazione è per la lettera, bene, ma se fosse per la mia sistemazione, saresti in errore. Siamo giunti a destinazione, ma ci troviamo alloggiati alla meglio e ben lungi dall’avere quelle piccole comodità, che favoriscono tanto lo spirito, portandolo ai bei voli del sogno. Non imbronciarti perciò del mio scrivere telegrafico nelle antipaticissime cartoline e pensa che non lascio passare un momento di tranquillità senza evocare il tuo ricordo con quell’intensità di desiderio, che sarebbe strazio se non fosse mitigato dalla luce d’una speranza dolcissima.

Ti ò lasciata ieri, quasi, e già mi tarda di rivederti, di esserti vicino, di parlarti del mio affetto, ancora e con parole e con silenzi animati, vivissimi. Ero a Milano, felicissimo di trovarmi presso i miei e la tua imagine mi era sempre presente; credevo di essere lieto, di sorridere delle piccole gioie della mia famiglia e trovavo in fondo al mio contento una corrente che mi veniva da te. La tua fotografia riveduta in casa di mia sorella fu un’emozione nuova, il tuo nome pronunziato dai miei una sensazione di felicità certa ed infallibile. [...]

Partecipi tu al mio contento? Non senti tu pure quella sicurezza grande del nostro avvenire, che è così ridente? Vorrei essere propriamente convinto della tua sicurezza, della tua fede. Solo un lontano dubbio in te mi farebbe meno bello il mio sogno, mi sembrerebbe di non veder condiviso il mio entusiasmo.

Veramente non dovrei dubitarne, perché le tue lettere son sempre piene di serena fiducia, ma mi fa tanto piacere sentir parlare del futuro come di un presente assoluto - direi, come di un passato.

Ti ringrazio ancora una volta della tua bella attività epistolare e ti prego di non affaticarti troppo per assecondarmi. Pensa che avrei dolore grandissimo che lo scrivermi ti procurasse sia pure una sola volta della stanchezza.

Mi basteranno poche, rade, ma lunghissime letterone. Fai i miei saluti a tutti di casa e parenti e amici. A te un mondo di cose affettuosissime tuo Ottone

179. Ottone a Sandra. 13 aprile 1918.

Zona di Guerra 13-4-918

Mia cara

In termine militare il contenuto della... carissima tua, avuta ieri, si chiamerebbe “cicchetto solenne”! L’ò trangugiato tutto d’un fiato come si farebbe d’una medicina amara e di fatti da questa non differiva molto. L’amaro non mancava e la... medicina à ottenuto un pronto effetto. Come vedi non sono più malato, non ò più ombra di quei rammarichi dolorosi e quel ch’è più bello, non sono in collera, per nulla. [...]

Facciamo allora la pace! (per la centesima volta) è così bella cosa la pace! Sapessi! anche l’altra notte ò sognato qualche cosa di simile; non ricordo però se avessi gli occhi chiusi: mi capita spessissimo sognare ad occhi ben aperti. Avviene allora che il sogno è più logico, continuato e senza lacune: meraviglioso sempre!

Mi vedevo, l’altra notte, in una graziosa stanzetta elegantissima e piena di luci: splendea come di giorno. I tap[p]eti, le portiere i rideaux ingolfavano le voci in una mollezza chiusa, ovattata, carezzevole. Molte persone erano nella stanza che parlavano briosamente e sembrava che l’oggetto dei discorsi fossi proprio io.

Prestavo attenzione a quel bisbigliare giocondo, cercando di capire e mi guardavo intorno trasognato. Mi accorsi, nel rapido esame, che vestivo di nero, in pompa magna (ma non ricordo se portassi il frac o il kraus). Certamente erano i momenti vivaci che precedono una funzione, un ricevimento, una festa. Sufficientemente tranquillizzato, mi sembrò di riprendere allora gli ultimi tocchi della mia toilette e stavo infilando i guanti candidi e rassettandomi i capelli quando giungesti tu, meravigliosa nel viso giulivo e negli abbigliamenti festosi.

La scena qui sembra svanire inabissata in un mare di luce. É in me una gioia, grande, una felicità commossa, che mi assorbe, mi rapisce.

Riacquistando la percezione delle cose vedo che la stanza è cambiata, è più grande, illuminata da due grossi lampadari e grandi quadri di battaglie alle pareti. Mi trovavo là come a presiedere un’assemblea numerosissima ed ero assiso in una ricca poltrona.

Il più strano era che tu mi stavi accanto e volgevamo le spalle al pubblico. Mi sembrava di essere tanto solo, ti guardavo come si guarda un’imagine muta e cara. Ad un tratto sorge, da una specie di cattedra ch’era innanzi a noi, un signore grave per l’età e solenne nel gesto, che ci rivolge parole incomprensibili. Solo allora ti volgesti a me con atteggiamento di timore sorridente... e ti accolsi fra le braccia. Il sogno cessò, ma non volli svegliarmi: era troppo bello conservare quelle delicate impressioni, meravigliose. Pensami e magari sognami... Affettuosità dal tuo Ottone

180. Ottone a Sandra. 17 aprile 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 18.4.18.

17/4-918

Mia cara

Ricevo ora con discreta puntualità tue nuove e te ne sono gratissimo, come soddisfattissimo sono delle buone notizie che mi dai dei Tuoi. Ti sento lieta e sarei portato ad esserlo anch’io, se non fossi terribilmente contrariato di non poter trovare un po’ di tempo per scriverti a lungo. So benissimo che ti sai rassegnare a poche righe e che non m’incolpi di mala voglia, ma resto infastidito dal dubbio che solo un lontano sospetto possa diminuire la tua tranquillità. Appena possibile vorrò ripagarmi ad usura. Sono anche venuto nella convinzione che molte mie lettere siano state tolte dalla circolazione perché mancanti del mio indirizzo a tergo della busta. Questa scoperta non mi à fatto naturalmente il più gran piacere del mondo. Di Ernesto ò ricevuto una sola cartolina di saluto ed ò già scritto a lui ed al suo furiere. Speriamo bene! Ad ogni modo l’ò raccomandato per un trattamento di favore che non mancherà di avere ottimi effetti!! Io ben me ne intendo!

Saluti a tutti e uno grossissimo per te Ottone.

181. Ottone a Sandra. 23 aprile 1918.

Z. di G. 23-4-918

Sandrinella mia

Nelle condizioni meno favorevoli agguanto energicamente un foglietto di carta e brandisco una penna come fosse una clava. Son deciso disperatamente a rompere il silenzio e, cadesse il mondo, deve essere!... Però sono in condizioni sfavorevoli, te l’ò detto: rubo il tempo al riposo ed al lavoro contemporaneamente. Dovrei riparare il sonno perduto questa notte per un cretino mal di capo e dovrei spicciare qualche lavoretto piuttosto seccantuccio, che ò arretrato. Ma nell’alternativa non trovo soluzione migliore che quella di rivolgermi a te. Son sicuro così di farti cosa gradita e nello stesso tempo di ritrarne quel conforto che nessun’altra occupazione mi darebbe. Vengo a te un po’ malconcio dal travaglio passato e alquanto infastidito dai disagi dei giorni scorsi, ma basterà una tua parola o pochi minuti di tua vicinanza perché l’umore volga all’ilare. Prenderà anzi quella chiarità rosea, serenissima, che si attribuisce ai nostri monti... così a torto! Stenterai certamente a credere che da quando siamo qua, al nostro posto, non una giornata di sole si è avuta[4]. E neve, sempre neve alla mattina, alla sera, alla notte. À fatto diversivo qualche acquazzone e diverse tormente. Anche ieri fu giornata infernale ed io solo solo dovevo raggiungere la cima alta della posizione, che era scomparsa fra la nuvolaglia in furore. Avrei voluto scriverti prima di immergermi nella tormenta, così, per sentire un po’ di sereno in tanta bufera, ma non mi fu possibile. E andai allora pensandoti per non esser solo, riuscendo a non provare quell’indescrivibile impressione d’isolamento che assale violentemente l’uomo avvolto in un mare tempestoso di neve.

Imagina un piccolo essere nero, in un vortice di schiuma nevosa, stretto, soffocato, sbattuto da raffiche turbinanti, continue, incalzanti, tormentose. Il camminare divenne impossibile, si scivola, si sbalza, ci si arrampica, si fanno insomma tutti i movimenti più incomposti per procedere, fuorché camminare. E i sentieri più non si vedono: dove esisteva un varco si trova una montagna bianca, dove una via sicura un piano candido, levigato, senza tracce. Su tutto un chiarore violento, accecante. Si proce[de] a tentoni sprofondando fino a tutta la gamba e spesso ancora più. Mille volte si crede di precipitare nei burroni e una forza disperata ti spinge innanzi irresistibilmente.

Così annaspai in quella bianca tenebra ieri, per la seconda volta e per quasi un’ora. La gioia della vittoria sugli elementi avversi è grande poi, ma si desidera tanto non provarne più... Eppure è quasi normale nella vita che facciamo ora questa specie di gite sportive. Si attende come una liberazione la stagione bella, un po’ di sole: e ci sembra tanto strano sentir parlare della primavera che allieta l’Italia tutta, oggi.

Riesci ad imaginarti tu una nevicata continua, perenne, asfissiante, che ammanta e soffoca ogni alito di vita?

Ah! Roma. Roma!! Ora capisco come si potesse gridare una volta “o Roma o morte!”

Belle le mie ascensioni sulle cime nevose di monte... Mario! e picchi limitrofi!

Se avrò la fortuna di ritornare in Luglio o Agosto vorrò esporre il mio corpo alla sferza del sole, là in piazza di Spagna, fino a che non divenga asciutto e leggero come un sughero. [...]

182. Ottone a Sandra. 28 aprile 1918. Cartolina militare. TP: PM 54 [22a Divisione], 29.4.18.

Z. di guerra li 28-4-918

Mia cara

Imagino che fra qualche anno o quanto meno fra... qualche secolo potrò anch’io trovare quei famosi dieci minuti per scriverti con relativa tranquillità. Pensa che anche un brevissimo mio scritto deve almeno subire tre interruzioni e compilarsi in una confusione di voci che fa perdere col filo molto spesso anche la pazienza... ed anche questo di oggi non è esente da certe calamità. Non ti parlo quindi del mio nervosismo, che in queste ore si manifesta addirittura violento. Credo che mi occorrerà un anno di cura ricostituente solo per queste contrarietà. Mi affido quindi alla tua benevolenza per non essere giudicato severamente della mancanza di espansività. Mi vendicherai tu facendo la mia parte con certa generosità. Arrivederci a tempi migliori. Saluti a tutti i tuoi e parenti e conoscenti. Ricevi un sacco di affetto caldo caldo dal tuo Ottone

183. Ottone a Sandra. 2 maggio 1918. Cartolina militare. Matita. TP: PM 151 [6a Divisione], 4.5.18.

Zona di g. 2 Maggio 1918

Mia cara

Mi dica la Signoria Vostra come potrei fare oggi, ad esempio, a scrivere un bel letterone! Ho già fatto più di quindici chilometri di montagna e... e ne avrò per tutt’oggi: due volte, tre volte tanto forse! Dunque i vostri malumori, mia carina, non sono molto giustificati, tanto più che non voglio assolutamente riconoscere per mio il ritardo di quattro giorni! Nientemeno!

Perdona il mio umore e credi nell’affetto sempre uguale. Ottone

184. Ottone a Sandra. 22 maggio 1918.

[...] Immagina, i nostri simpatici avversari ànno inventato un nuovo gas, l’yprite (sono maestri di pestilenze quei signori!) che non poteva essere più tedesco e lurido di così. Però di questo ti parlerò almeno due anni dopo il nostro matrimonio. Per ora basterà dire che siamo meravigliosamente preparati a riceverlo e a ridercene.

Del resto noi si ride un po’ di tutto, siamo troppo abituati al peggio! Non credere quindi a tutti i pericoli che ti ò detto, pensa che a pochissimi chilometri da noi vi son borghesi che vivono tranquillamente. Quando mai mi fu dato di fare una guerra più comoda e sicura?[5] É da meravigliare se in queste condizioni si pensa con più insistenza e più vivo desiderio ai nostri affetti lontani e alle nostre case?

Ma se pensiamo a voi, pensiamo anche al dovere sacro che ci incombe e vivaddio! non sarà mai detto che il sozzo austriaco possa ancora a lungo tenere alta la testa, spavaldamente! Ci auguriamo tutti che una buona lezione venga presto a ricacciare in gola al mangiasego il veleno che sta sputando. La spada d’Italia non si è ancora spezzata.

Ò certezza assoluta che l’anno nuovo sia veramente l’ultimo di guerra. Avrei sbagliato così di un solo anno[6], non è vero? A noi conviene accettare di buon grado anche questo piccolo vantaggio. Non avremo fatto a tempo a mettere i capelli bianchi. [...]



[1] Ottone si riferisce alla crisi depressiva che aveva colpito in quel tempo la madre di Sandra.

[2] La 72a Batteria d’Assedio, armata con 3 cannoni da 149 A, era stata assegnata al 128° Gruppo del 52° Raggruppamento che operava sul fronte delle Giudicarie. Il 21 marzo la batteria era in Val Sabbia. Il 22 Ottone spediva a Sandra, con brevi saluti, una cartolina illustrata del Lago d’Idro. Il 27 la Batteria era in Val Sorino diretta al Dosso della Croce dove i pezzi - secondo il diario del Raggruppamento - sarebbero stati postati già il 30 del mese (AUSE, DS, 144/B. 337f, DS 52° Raggruppamento, alle date). Secondo quanto scriveva Ottone, però, il 31 marzo il traino era ancora in corso e neppure il 5 aprile il reparto poteva dirsi definitivamente sistemato (cfr. nn. 172 e 175).

[3] È la cartolina illustrata con una veduta del Lago d’Idro, spedita da Ottone il 22 marzo, da cui Sandra aveva potuto capire che la 72a Batteria era stata assegnata al fronte delle Giudicarie.

[4] Il diario del 52° Raggruppamento, il cui Comando aveva sede a Darzo, segnala tempo ininterrottamente cattivo nel mese di aprile, con un susseguirsi di tormente in montagna. Tra il 20 e il 23 aprile la viabilità in montagna rimase stabilmente cattiva o pessima. Il mese di maggio non fu molto migliore e in montagna ancora agli inizi di giugno vi furono forti nevicate (AUSE, DS, 144/B. 337f, DS 52° Raggruppamento, alle date).

[5] Della “comoda” vita condotta in questo periodo Ottone tornò a scrivere in una lettera del 9 novembre 1919 prendendo occasione dall’immagine della Gioconda riprodotta su una cartolina speditagli da Sandra. Nella lettera di Ottone c’è uno schizzo della baita che lo aveva ospitato a Dosso Croce:
“Ti dirò [...] che quando mi trovavo a Dosso Croce nelle quiete Giudicarie ebbi anche il tempo di farne [della Gioconda] una riproduzione in grande, su tela (pezze da piedi, per la verità prosaica). Lo schizzo tracciato qui sopra rappresenta appunto la “baita” (casolare da pastore) dove mi ero insediato io col mio ufficio e nella parte oscura potrai osservare anche qualche cosa che somiglia alla figura della tua cartolina. Quella appunto era la posizione dell’unica finestra della stanza superiore, che per buona fortuna mancava di imposte: quindi fu necessario costruire un telaio e cucirvi le famose pezze da piedi per impedire al vento di assiderarci. Come naturale, una tela bianca non poteva stare ed io mi presi la briga di riprodurvi quel quadro meraviglioso. Vi portai però una lieve... quanto malandrina modificazione all’abbigliamento. Accorciai la gonna fino al ginocchio e questo solo per mostrare che sapevo fare le gambe dritte anche alle donne... ciò che è un vero prodigio. Non è facile immaginare poi l’odissea della colorazione! Un vero fenomeno! O’ riversato sopra quella tela tutte le risorse d’un droghiere farmacista. Figurati che ò cominciato a dipingere con l’inchiostro verde da timbri, per terminare con la tintura di iodio e col laudano!!! Lo spirito poi, serviva come diluente. Una vera insalata infernale, d’un puzzo stomachevole. Però ti assicuro che l’effetto ottenuto fu ottimo ed ebbi non pochi elogi (nientemeno!). Ora la parte della tela che racchiudeva la testa trovasi ... in un museo, penserai! No, ma certo che se non è finita dal mondezzaio, sui monti non è finita certo, perché se la sono portata via (povera Gioconda!).
Ricordo con quanta cura affettuosa disegnavo quelle mani bellissime, quei capelli quei occhi - quasi accarezzavo con la penna i morbidi contorni; e pensavo così spesso a te e mi pareva di averti innanzi, tanto era viva e simile alla tua statura. Questa illusione me la fece amare di più ed ogni tanto mi mettevo a cavalcioni sul muriciolo [sic] della finestra, con la tela dinanzi, per aggiungere qualche ombra più efficace sul viso, per ammorbidire ancora quelle labbra o quello sguardo. E intanto sognavo sognavo tutta una felicità che mi pareva irraggiungibile a traverso l’incognita della guerra, che non accennava mai a finire. “

[6] Cfr. n. 28 del 19.9.15, dove Ottone prevedeva per il 1920 la fine della guerra.

 

O. Costantini

Lettere dal fronte


Indice

F. Cataluccio
Prefazione

C. Costantini
Un contabile alla guerra
Note e avvertenze

Il primo fronte
1-15 16-29 30-46

Asiago-Bainsizza
47-70 71-94 95-119 120-141

L'ultimo anno
142-163 164-184 185-204 205-222

 

 
 

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