8. Sicurezza Sociale
L'Ufficio dei servizi sociali (Social Security Office)
si trova in East Liberty (i nomi, che ironia in America!), una zona in
cui ti sconsigliano vivamente di andare ad abitare. Ti sconsigliano anche
di passarci la notte. Però non ti possono sconsigliare di andarci
la mattina, perché fare la tessera del Social Security (come dire,
il nostro codice fiscale) è un obbligo. Bene o male, tutti devono
essere digeriti dal grande processore. Così una mattina una studentessa italiana di nome Monica, appena
arrivata dall'Inghilterra, s'inoltra in questo quartiere cattivo. Gli
edifici sono grandi e rarefatti, di un indistinto color carne bruciata;
le macchine sollevano polvere (o è un fotogramma di qualche vecchio
film che si sovrappone alla realtà?); ci sono dei negozi dall'aria
scapestrata; in giro, solo afroamericani. Monica entra nell'ufficio, che all'interno si presenta nuovo e luccicante,
quasi la sala d'attesa di un dentista, e sedute ad aspettare il proprio
turno stanno una quindicina di persone, quasi tutti afroamericani. Quando torna tutto è come prima, salvo che il tipo se n'è
andato. La chiamano al bancone, è il suo turno. Finalmente sbotta.
Urla che è uno schifo, che non è possibile, che solo in
America possono accadere certe cose, che lei in quell'ufficio non ci tornerà
più, che gliela spediscano a casa la tessera, e se no che se la
tengano, che se no se ne torna in Europa, lei. Le impiegate cadono dalle
nuvole. Ma come? Un maniaco? E perché non l'ha detto subito? Chiamano
la polizia, domande, risposte, scuse, deposizione scritta. Ci dispiace
che la cosa l'abbia tanto scossa, le dicono, alla fine, con impercettibile
ironia. Scossa? Ma non è solo per me, urla, cosa credete, che non
abbia mai visto un cazzo in vita mia? E alla bambina, alla bambina non
ci pensate? È piccola, dimenticherà. |
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